Gli italiani sono un popolo fatalista, che preferisce accantonare risparmi in vista degli imprevisti ma esita a coprirsi dai rischi. Anche se nel 2018 la raccolta premi delle imprese assicurative italiane è risultata in crescita, secondo dati Ania, i premi danni pagati in Italia – inclusa l’RC auto obbligatoria – ammontavano all’1,9% del Pil, stabili rispetto all’anno precedente ma con un valore inferiore a quello di altri Paesi europei. I premi vita ammontavano invece al 5,8%, in leggera crescita rispetto al 2017. «Siamo un popolo che si assicura poco. Secondo dati Ania, solo il 6% degli italiani è assicurato sulla premorienza, sugli infortuni la percentuale sale al 24% ma con coperture molto limitate, sulla malattia appena il 4% e sul rischio di non autosufficienza siamo addirittura a un misero 0,5% delle famiglie», commenta Alessandro Marchesi, responsabile sviluppo commerciale Area Crediti & Protezione di Banca Mediolanum. La situazione non cambia moltissimo se si prende in considerazione quello che è il cespite per eccellenza nella ricchezza degli italiani, cioè l’abitazione: nonostante una parte consistente del territorio nazionale sia a rischio sismico o idrogeologico, il 40% delle case ha una copertura assicurativa di qualche genere ma appena il 2% è protetto contro le grandi catastrofi.
Eppure, nonostante i dati sulle assicurazioni stipulate offrano la fotografia di una popolazione quasi indifferente ai rischi, non si può dire che i risparmiatori italiani non siano coscienti del fatto che, nella vita, possono verificarsi una miriade di eventi avversi cui occorre far fronte. Infatti, secondo l’edizione 2018 dell’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani realizzata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, ben il 43% delle famiglie ammette di risparmiare per “far fronte agli imprevisti”: poco meno del 20% risparmia per la vecchiaia; il 21% lo fa per i figli; il 14% per la casa. La voce relativa agli imprevisti è sempre la più consistente: negli ultimi dieci anni non è mai scesa sotto il 42%, con un picco di oltre il 58% nel 2016. Insomma, spesso i risparmiatori preferiscono coprirsi da soli contro eventi dannosi, come premorienza, malattia grave, danni ai propri beni. Quindi sono in molti a nutrire timori sugli eventi avversi che possono verificarsi nella vita di ciascuno, ma sono in pochi a decidere consapevolmente di proteggersi da questi rischi con una polizza ad hoc: si preferisce il fai da te, che però spesso non è una scelta particolarmente saggia. Per esempio, una cosa è accantonare poche centinaia di euro per proteggere la propria casa dal rischio di terremoto, altra cosa è dover mettere da parte i soldi per poterla ricostruire. E il discorso si potrebbe fare con molti altri rischi, come gli infortuni, la non autosufficienza, la premorienza, eccetera.
«È un problema legato in parte a un retaggio culturale – spiega Marchesi – perché si fa fatica ad accettare che si possano verificare alcuni eventi, come il proprio decesso o la non autosufficienza, e a parlarne con un professionista. In parte però incide anche una certa diffidenza nei confronti del settore assicurativo, legato a esperienze negative, come rimborsi negati in virtù di cavilli», aggiunge l’esperto, secondo il quale è molto importante che il settore assicurativo sia capace di comunicare con i risparmiatori, e a indirizzarli correttamente verso le scelte adatte a ciascuno con professionisti competenti e capaci. E non aiuta nemmeno il fattore fiscale, visto che la detraibilità dei premi per alcuni tipi di polizze è limitata e il peso delle imposte sul costo dei premi è consistente.
«Devo dire, tuttavia, che adesso si comincia a intravedere un cambiamento. Grazie all’informazione dei media gli italiani si stanno rendendo conto che siamo un popolo che vive sempre più a lungo e si ammala di più, che lo stato dà sempre meno, e che quindi è molto importante coprirsi da determinate situazioni come la non autosufficienza (che comporta costi altissimi tra cure, badanti, case di cura)», sottolinea Marchesi. Anche il mercato ha reagito di conseguenza: i player hanno capito che il fronte della salute è un megatrend, che apre a opportunità su un mercato enorme. Ma ci sono ancora degli sforzi da fare sul fronte della comunicazione, per sensibilizzare ulteriormente i risparmiatori sui rischi e aiutarli a capire meglio i prodotti.
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