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Dossier Facite ammuina

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    Dossier | N. 61 articoli Una più del diavolo: l'archivio di Mephisto Waltz

    Facite ammuina

    Macchediavolo succede? Tutto e il contrario di tutto, in un mondo sempre più globale, in cui ci si aspetterebbe che armonia di scelte e mercati fossero ben intonati. Di certo ovunque i mercati dell’arte lo sono - tra di loro - ma confermando il modello “pollo di Trilussa”: il boccon del prete alle aste Christie’s di New York è un gigantesco coniglio di Jeff Koons, tutto acciaio splendente. Battuto a 91,1 milioni di dollari, rappresenta il record per un artista vivente. Questo grazie a un mercato di investitori sempre più orientato a oriente, che fa le alucce a noi e all’arte d’antan, quella che richiede cultura vera per essere capita. Del pari l’editoria cinese ha raggiunto nell’ultimo anno la quota top di 3,3 mld di dollari, grazie a smartphone e kindle: spopolano i racconti a puntate, autentica rivincita dickensiana. Se non fossero anche questi ennesimo esempio di forze di gravità potenti, che attirano sempre più verso il basso scelte e comportamenti di popolazioni sempre più webeti. Con conseguenze che arrivano anche al sistema bancario italiano, segnato da un difficile processo di digitalizzazione indotto dai colossi americani e cinesi. Aggravato dal fatto che dal prossimo settembre chiunque potrà metter mano su dati di transazioni e pagamenti, appesantendo la gestione degli istituti medio-piccoli. Perché si accresce a dismisura un potere sovranazionale che parte da lontano, come ad Hong Kong, dove i colossi Tencent, Alibaba, Xiaomi (cellulari) e Ping An (assicurazioni) ottengono ora la licenza bancaria per obiettivi globali che saranno dirompenti. Che tutto origini dalla Cina è un paradosso, pensando a Confucio (551-479 a.C.) che predicava un’etica mirata alla formazione dei saggi, dei nobili di spirito (Junzi) e alla saggezza di chi governa con lo scopo di armonizzare il comportamento umano nella relazione con gli altri: attraverso rispetto, cortesia, tatto, decoro e autocontrollo.

    András Schiff in un concerto al Konzerthaus di Vienna, pochi giorni fa, ha tenuto inchiodati alle sedie per un paio d’ore con un impegnativo programma brahmsiano, concluso da un tripudio di pubblico. Da noi ci sarebbero stati diffusi colpi di sonno, rianimati magari da uno squillo di telefonino, come quello che ha fatto interrompere il bis di Volodos l’altra sera in Scala. Altro che virtù confuciane … corpi senz’anima, come diceva Cicerone.

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