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Fiorentina acquistata da Commisso, l’americano di Calabria: c’è la firma

Rocco Commisso è il nuovo proprietario della Fiorentina: lo annuncia il club viola, riferendo che il closing da 165 milioni con i Della Valle è avvenuto nella mattinata di giovedì 6 giugno a Milano. «Sono un fan del calcio italiano da sempre e non ci sono parole per descrivere quanto sia incredibilmente onorato di avere l’opportunità di contribuire a scrivere il prossimo capitolo della storia di un club leggendario come la Fiorentina», ha commentato a caldo il neo-propietario del club viola. L’ex presidente Diego Della Valle ci ha tenuto a sottolineare: «Non era l'offerta migliore per noi, ma lo era per la Fiorentina».

Rieccolo. Dopo due tentativi di conclusione senza grossi esiti, arriva il terzo, quello buono: l’imprenditore italo-americano Rocco Commisso si prende la Fiorentina. Ci provò con la Juventus, squadra per la quale ha sempre detto di fare il tifo, per quanto le strisce bianconere a questo punto stonino decisamente con il colore viola. Un anno fa ci provò pure con il Milan, ma l’affare sfumò. Stavolta ce l’ha fatta: l’ex ragazzo di Calabria che ha fatto fortuna negli States ha messo davvero un piede nel calcio italiano.

GUARDA IL VIDEO. Rocco Commisso verso l’acquisto della Fiorentina

Il self made man del New Jersey
Se cercate notizie di questo particolarissimo self made man, andate a farvi un giro in New Jersey, terra per eccellenza degli italoamericani che ce l’hanno fatta. Vuoi uno scrittore? C’è Gay Talese, quello di Onora il padre. Vuoi un attore? Ti danno il premio Oscar Joe Pesci. Un cantante? Hai l’imbarazzo della scelta: c’è Bruce Springsteen, col suo 50% di sangue italiano, il «Jersey Boy» Frankie Valli e fino a qualche anno fa avevi pure Frank Sinatra. Alla voce imprenditori con il pallino dello sport, trovi proprio lui: Rocco Commisso, calabrese di nascita, fondatore del network via cavo Mediacom e presidente dei New York Cosmos.

L’apprendistato in pizzeria
Questo estroso figlio di pizzaiolo che si è fatto le ossa tra i tavoli, con la comanda in mano, per ritrovarsi a capo di un impero televisivo che fattura 2 miliardi di dollari l’anno, con un patrimonio personale stimato sui 4,5 miliardi, è l’esempio più classico dell’«American Dream». Nato nella Locride, a Marina di Gioiosa Ionica, nel 1949 viene battezzato Rocco, come il santo Patrono di Gioiosa capoluogo, protettore degli appestati e degli agenti assicurativi. Quello con la piaga nella gamba, il cane al seguito e la borraccia di zucca appesa al bastone del viandante. Pure Commisso, come il santo da cui prende nome, è viaggiatore: alla tenera età di 12 anni attraversa l’Atlantico e approda al Nuovo Mondo, dove trova ad aspettarlo la pizzeria che papà ha aperto al Bronx. La leggenda vuole che tra i tavoli lavorasse qualcosa come 40 ore a settimana, contribuendo in maniera decisiva ai ricavi dell’azienda di famiglia.

Il calcio all’università, poi la Tv
Ma Rocco lavora soprattutto per pagarsi gli studi, prima alla Mount Saint Michael Academy, poi alla Columbia University dove, nel 1971, consegue una laurea in ingegneria industriale. Il calcio lo aiuta non poco, perché la retta è in larga parte coperta dalle borse di studio che ottiene giocando per i Columbia University Lions, la squadra dell’università dove è vice capitano. Oggi lo stadio della Columbia è intitolato proprio a lui. Nel prestigioso ateneo newyorchese frequenta anche la Business School, guadagnandosi un Mba. Dopo gli studi parte la carriera. E che carriera, tutta in bilico tra l’industria e la finanza: Commisso passa dalla big pharma Pfizer alla Chase Manhattan Bank e alla Royal Bank of Canada, prima di approdare a Cablevision, colosso della Tv via cavo dove ricoprirà la carica di vicepresidente esecutivo, fino alla fusione con Warner Media. Nel 1995 il manager si mette in proprio e, nell’autorimessa di casa, fonda Mediacom, società che parte comprando licenze via cavo da piccole Tv locali. Arrivano nuovi investitori e Mediacom diventa l’ottavo broadcaster d’America. Nel tempo libero Commisso coltiva la musica leggera italiana: apre qualche locale in cui si esibiscono artisti del calibro di Little Tony e Gianni Nazzaro, Camaleonti e Cugini di Campagna.

L’avventura con in New York Cosmos
Il pallone resta comunque il «pallino» dell’imprenditore residente a Saddle River che, nel gennaio del 2017, rileva i New York Cosmos, la società sportiva della Grande Mela che alla fine degli anni Settanta mise insieme un dream team di stelle mondiali sul viale del tramonto che andava da Pelé a Beckenbauer, passando per Chinaglia e Neeskens. Quei tempi sono lontani: i Cosmos militano nella Npsl, campionato americano di quarta divisione, una specie di serie C a stelle e strisce, con non poche polemiche da parte del patron che vorrebbe ben altra considerazione per il blasone della squadra. Commisso punta al rilancio: da qui l’idea di giocare le partite casalinghe al campo sportivo di Coney Island, con vista sulla spiaggia e sul leggendario luna park che fece da set ai Guerrieri della notte, prima di tornare al Mitchel Athletic Complex.

Quella passione per la Juve
Sembre in un’ottica si spettacolarizzazione del pallone, non sono mancati gli avvistamenti a bordo campo di personaggi illustri della Tv Usa, come Spongebob, cartoon culto di Nickelodeon. Ma vuoi mettere il campionato italiano? Il tycoon di Mediacom ha più di una volta avuto occasione di investirci: gli proposero Sampdoria, Palermo, Reggina, Catania, Pescara e persino Roma, prima dell’avvento di Pallotta, non se ne fece mai nulla. Motivo? Pare che abbia in qualche modo pesato l’amore del Nostro per la Juventus, club nel quale sarebbe volentieri entrato come socio di minoranza. Dagli Agnelli, tuttavia, non sono mai arrivati segnali positivi in questo senso. Un anno fa il flirt con il Milan, saltato a causa di un improvviso cambio di copione da parte dell’allora proprietario del club Yonghong Li. A Firenze, invece, il finale della storia della storia è stato diverso.

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