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Salvini annuncia tassa su cassette di sicurezza, poi devia sulla pace fiscale

Nessuna delega in bianco a trattare con l’Europa. Né a Giuseppe Conte né a Giovanni Tria. Matteo Salvini resta con l’elmetto. Alla vigilia del vertice con il premier e il ministro dell’Economia, che si terrà stamane a Palazzo Chigi assieme anche a Luigi Di Maio, il leader della Lega manda messaggi tutt’altro che distensivi. Prima fa intervenire, in occasione dell’informativa del ministro dell’Economia in Parlamento sulla possibile procedura d’infrazione per l’Italia, i due euroscettici del Carroccio, Claudio Borghi e Alberto Bagnai, che al grido «non ci faremo umiliare» da Bruxelles invitano Tria a dire no «a una ottusa e subalterna adesione a regole cui nessuno crede più». Poi in occasione della conferenza stampa sul via libera al decreto sicurezza, a Conte, sedutogli accanto, che sottolinea la necessità di preparare fin da ora la manovra per il 2020, risponde:«Ribadisco a nome della Lega, ma anche a nome dell’intero governo, che la flat tax dovrà esser parte fondamentale della manovra e contiamo che l’Ue permetta all’Italia di crescere come merita. L’unico modo è un sostanziale taglio delle tasse, non vedo altro modo».

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Il via libera al decreto sicurezza bis non basta a rasserenare il clima. E le distanze con il premier le marcano più i silenzi che le parole. Conte a più riprese durante l’incontro con i giornalisti ripete che ritiene di avere la fiducia dei suoi vicepremier, dando di conseguenza per scontata la delega a rappresentare la posizione dell’Italia al tavolo con del Consiglio europeo «a meno che...qui c’è il vicepresidente Salvini...», dice toccandogli un braccio con un sorriso. Salvini sorride a sua volta ma rimane con la bocca chiusa e poco dopo a Porta a porta si limiterà a dire che «nessuno ha messo in discussione il ruolo di Conte». Sarà solo al termine del vertice di oggi che si comprenderà davvero quale sarà il raggio d’azione del premier e di Tria. Nel frattempo il vicepremier leghista nello studio di Bruno Vespa lancia la proposta di tassare i contanti chiusi nelle cassette di sicurezza «per rimettere in circolo questi soldi». A distanza di poche ore, tuttavia, il vicepremier fa marcia indietro: «Prive di qualsiasi fondamento le ipotesi di una patrimoniale, di tasse sui risparmi, sui conti correnti degli italiani o su cassette di sicurezza. Siamo al governo per togliere, non per aggiungere tasse. L’unico ragionamento riguarda una “pace fiscale” per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante», recita una nota di Salvini.

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Il leader della Lega evita per ora di spingere troppo sull’acceleratore. Non conferma ad esempio la possibile nomina di Bagnai al ministero delle Politiche comunitarie lasciato vuoto da Paolo Savona, circolata nei giorni scorsi e salutata con favore da big del Carroccio come il ministro Gianmarco Centinaio. Ribadisce che però la nomina deve arrivare presto, «entro giugno» (anche se non usa i toni perentori di qualche giorno fa). Molto dipenderà da quanto accadrà nelle prossime ore. E dalle scelte sulle altre caselle vacanti. A partire da quella del commissario italiano. La Lega punta a Industria e Concorrenza. In pole position c’è Giancarlo Giorgetti: «Faccio quello che serve, la mia storia è questa qua. Io non sono quello che comanda: quello che mi chiedono, faccio...», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un ruolo, quello ricoperto da Giorgetti a Palazzo Chigi, delicatissimo e non facilmente sostituibile.

Salvini non ha ancora deciso. La priorità ora è la risposta a Bruxelles sulla procedura d’infrazione e sulla quale la distanza tra i due vicepremier da una parte e il duo Conte-Tria non è stata azzerata.

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