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L’inflazione, quella eterna lotta contro il «caro-vita»

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educazione finanziaria

L’inflazione, quella eterna lotta contro il «caro-vita»

L'inflazione viene definita come un aumento prolungato e generalizzato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d'acquisto della moneta. Per comprendere meglio, per esempio, potremmo immaginare di vivere in un'isola
dove si producono 10 noci di cocco e vi sono 10 monete da 1 euro; il prezzo di una noce di cocco sarebbe proprio di 1 euro. Mettiamo che per ipotesi la Banca centrale dell'isola decida di coniare e mettere a disposizione degli isolani altri 10 euro. Se la produzione di noci di cocco rimane inalterata, le noci finiranno per costare due euro. Ma potrebbe anche succedere che chi, per primo, ha a disposizione la nuova moneta decida di acquistare più noci di cocco e questo stimoli la produzione di ulteriori 10 nuove noci di cocco. Nel primo caso avremmo assistito a un episodio di inflazione galoppante, i prezzi sono raddoppiati e i beni sono rimasti gli stessi. Nel secondo caso, invece, la moneta messa in circolazione dalla Banca centrale dell'isola ha stimolato nuova produzione di noci e ha finito per raddoppiare la ricchezza degli isolani.

La moneta ha allo stesso tempo un grande potere e un nessun potere: nella misura in cui genera nuova produzione contribuisce ad aumentare la ricchezza complessiva; nella misura in cui non lo fa contribuisce a creare confusione, nel caso appunto inflazione, cioè più moneta per comprare gli stessi beni di prima.

In Italia, dopo la svalutazione del settembre 1992, l'adozione dell'euro all'inizio di questo secolo ha fatto sperimentare livelli di inflazione così bassi da non essere ricordati a memoria d'uomo. Le conseguenze sono state tassi d'interesse
estremamente contenuti a vantaggio di chi si è indebitato per far fronte all'acquisto di una casa o di impianti oppure di beni strumentali. La Bce ha il compito di contenere l'inflazione al di sotto del 2%, in modo che la creazione di moneta si traduca in un aumento di ricchezza per tutti anziché in un aumento di confusione dovuto all'inflazione, che noi abbiamo sperimentato per ben due
decenni (anni 70 e 80).

GLOSSARIO

Core
Per inflazione “core” si intende una misura del caro-vita che esclude dal calcolo le variazioni dei prezzi in industrie potenzialmente più volatili, come per esempio il settore del cibo e dell'energia. Questi settori, infatti, possono
risentire di fattori “esterni” nella formazione dei prezzi quali per esempio le condizioni atmosferiche o climatiche (estate/inverno e Nord e Sud) e non considerarli consente di avere una misura più “stabile” dell'inflazione.

Cpi
Il Consumer price index è la misura generale dell'inflazione che traccia i prezzi di un canestro di beni e servizi nel corso di un periodo di tempo, generalmente
l'anno.

Hicp
In Europa viene comunemente utilizzato l'Harmonized index of consumer price (Hicp, appunto) o indice armonizzato dei prezzi al consumo. L'indice dei prezzi al consumo viene anche utilizzato per essere sottratto al tasso di crescita nominale di un economia e ricavarne il tasso di crescita “reale”, al netto cioè della variazione dell'inflazione in un periodo, normalmente di un anno.

Oil & commodity Index

Per farsi un'idea sull'evoluzione possibile dell'inflazione in un area economica, bisogna analizzare i possibili scenari relativi alle principali variabili che determinano l'inflazione: materie prime e costo del lavoro. Un terzo elemento è la bilancia commerciale con l'estero che, se negativa, può dar luogo alla
cosiddetta “inflazione importata” attraverso il cambio dai Paesi verso cui appunto si ha un saldo commerciale negativo. Rimanendo alle materie prime, i
due elementi principali possono essere individuati in un indice dei prezzi del petrolio e in un indice dei prezzi delle materie prime (Oil & commodity index, appunto).

Tasso disoccupazione
Può darci indicazioni sulle tensioni nel mercato del lavoro che possono portare a una dinamica inflazionistica. Per esempio, se un'economia si trova a livelli di disoccupazione molto bassi le spinte all'inflazione potrebbero venire da incrementi generalizzati negli stipendi legati alla scarsa disponibilità di nuova
forza lavoro. Al contrario, situazioni di elevata disoccupazione porteranno ragionevolmente a dinamiche salariali contenute e quindi a impatti di tipo inflazionistico decisamente contenuti.

DOMANDE E RISPOSTE

Che differenza c'è tra l'inflazione, la deflazione e l'iperinflazione?

L'inflazione è un aumento generalizzato e protratto nel tempo del livello dei prezzi mentre la deflazione è esattamente l'opposto, ovvero un calo generalizzato e protratto nel tempo del livello dei prezzi di beni e servizi (non
quindi un calo di un singolo bene oppure dei prezzi in un singolo settore). Si ha invece iperinflazione quando l'inflazione mensile supera il 50 per cento.

Ma quali sono le conseguenze dell'inflazione?

Come risultato dell'inflazione il potere d'acquisto di una moneta diminuisce. Per esempio, se il tasso di inflazione è del 5% allora un caffè che costa un euro in un
determinato anno, costerà 1,05 euro l'anno successivo. Dal momento che beni e servizi costano di più per essere acquistati, il valore implicito della moneta (cioè
il potere d'acquisto) diminuisce.

Qual è il ruolo delle Banche centrali?

In tutti i Paesi in cui vi è una Banca centrale indipendente dal potere politico locale, il compito principale della Banca centrale stessa è il controllo dell'inflazione. Alcune banche centrali (come la Fed, Federal Reserve americana) hanno anche un obiettivo di piena occupazione. Si tratta di un obiettivo che le Banche centrali hanno cercato di conseguire con strumenti diversi nel tempo, anche in relazione alla risposta del sistema economico. Negli ultimi dieci anni
il ruolo principale lo hanno svolto il controllo dei tassi d'interesse a breve termine e l'acquisto/vendita (principalmente acquisto) di titoli emessi dallo Stato.

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