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L'unica cosa in comune che hanno cedole e dividendi è che garantiscono (se tutto va bene) un “di più” a chi detiene un titolo. Per il resto, semplifichiamo dicendo che le cedole derivano dalle obbligazioni, mentre i dividendi provengono dalle azioni.
I dividendi possono essere in forma di cash o di nuove azioni e spesso
queste ultime sono offerte dalle società più solide. I prezzi di queste aziende di solito non si muovono molto e così i dividendi
sono un modo per “fidelizzare” gli investitori che possono quindi valutare se investire su società stabili (in termini di
prezzo), che danno un buon dividendo, oppure su bond che danno una cedola
più o meno interessante. Per la parte di utili che non vengono distribuiti, l'azionista si aspetta che il prezzo del suo titolo possa aumentare nel tempo, aggiungendosi al rendimento che può ottenere dal dividendo:
se questo si realizzerà o meno è il rischio aggiuntivo che egli sostiene rispetto a chi acquista
obbligazioni.
La cedola, invece, è il rendimento periodico pagato da un bond espresso come percentuale del suo valore nominale (viene anche chiamato
rendimento nominale). Può essere fissa o variabile e in questo caso la variabilità è legata generalmente all'inflazione o all'Euribor. Per esempio,
un'obbligazione di
1.000 euro con una cedola del 7% paga 70 euro all'anno. Dal momento che i bond vengono scambiati continuamente prima della
scadenza, il loro prezzo può variare in base alla domanda e all'offerta causando una fluttuazione del loro valore di mercato;
il rendimento corrente normalmente è diverso dal rendimento nominale (cioè quello “originario” della cedola).
Per esempio, il bond di prima che all'emissione paga il 7%, potrebbe essere quotato a 900 euro: in questo caso il rendimento corrente sale al 7,8% (70:900) mentre il rendimento nominale rimane al 7%. Chi compra obbligazioni (soprattutto a tasso fisso) deve però farsi un'idea di come evolveranno i tassi nel periodo di investimento perché questi incideranno sul prezzo dell'obbligazione.
GLOSSARIO
Indicizzata Hicp
Significa che l'obbligazione è indicizzata (Hicp sta per Harmonized index of consumer prices o Indice armonizzato dei prezzi
al consumo) alla misura generale dell'inflazione che traccia i prezzi di un canestro di beni e servizi nel corso di un periodo
di tempo (di solito un anno). L'indice dei prezzi al consumo viene anche utilizzato per essere sottratto al tasso di crescita
nominale di un'economia e ricavarne il tasso di crescita “reale”, al netto cioè della variazione dell'inflazione in un periodo
(di solito un anno).
Indicizzata Euribor
Significa che l'obbligazione è indicizzata all'Euribor (Euro interbank offering rate), cioè il tasso variabile a cui le banche
remunerano i depositi interbancari. Il rendimento dell'obbligazione può così aumentare oppure diminuire con l'aumento o la
diminuzione dell'Euribor. Normalmente si utilizza l'Euribor a tre mesi ma esistono anche i tassi Euribor a un mese, a sei
mesi e a un anno. La variazione dell'Euribor è direttamente condizionata, oltre che dalla disponibilità dei depositi da parte
delle banche, dal grado di fiducia che esiste nel sistema bancario (è crollato per esempio nel 2008) e dai tassi a breve termine
sui depositi
espressi dalla Bce.
Trimestrale
È la periodicità (che può essere anche semestrale e\o annuale) con cui vengono pagate le cedole e/o i dividendi su un'obbligazione
oppure su un'azione.
Rendimento nominale
È stabilito all'atto dell'emissione di un'obbligazione rapportando la cedola fissata al prezzo di emissione (normalmente 100).
Rendimento corrente
Si ottiene rapportando la cedola in corso di un'obbligazione al prezzo attuale che può essere diverso (maggiore o minore)
rispetto al prezzo di emissione.
Rendimento scadenza
Si ricava attualizzando le cedole attuali e future e rapportandole al prezzo attuale che può essere diverso (maggiore o minore)
rispetto al prezzo di emissione.
Tasso d'interesse
È il “prezzo” a cui viene scambiata una somma attuale con una futura. Varia in funzione di domanda e offerta di somme disponibili
e al rischio percepito dalle parti sulle somme scambiate.
DOMANDE E RISPOSTE
Perché varia il rendimento “corrente” delle obbligazioni?
Il prezzo dei bond a tasso fisso è influenzato soltanto dai tassi d'interesse a breve termine. Cioè, se questi ultimi scendono
il prezzo dell'obbligazione salirà fino a
rendere equivalente il valore del bond a quelli nuovi offerti sul mercato. Se i tassi d'interesse salgono, invece, il prezzo
dell'obbligazione scenderà tendendo a
raggiungere il rendimento dei nuovi titoli sul mercato.
Quando preferire i bond a cedola fissa e quando quelli a cedola variabile?
I bond a cedola fissa sarebbero da preferire quando ci si attende un calo dei tassi d'interesse a breve (i prezzi sono quindi
relativamente bassi) mentre quando ci si attende un rialzo dei tassi sarebbero preferibili le obbligazioni a cedola variabile
(che ovviamente pagheranno meno di quelle a cedola fissa). Se le “previsioni” sui tassi sono state corrette, nel primo caso
(bond a cedola fissa e calo dei tassi) avremo che i prezzi dell'obbligazione saliranno mentre nel secondo caso (cedola variabile
e rialzo dei tassi) la cedola crescerà.
Meglio bond indicizzati all'inflazione oppure all'Euribor?
Non si può rispondere che uno è migliore dell'altro. Bisogna però sapere che l'Euribor è un tasso variabile a “breve” termine
che viene scambiato tra le banche e risente quasi subito della politica monetaria della Bce. L'inflazione,
invece, è la risultante della politica monetaria Ue e delle politiche
economiche nazionali aggiungendovi l'evoluzione di salari, stipendi
e materie prime. Quindi, il carovita cambia con tempi più “lunghi”
rispetto all'Euribor.
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