Investire sui mercati più disparati con la massima agilità operativa, a basso costo, con cifre modeste e, almeno in passato,
con un prodotto semplice e di immediata comprensione. Un mix di efficacia ed efficienza che ha consentito
agli Etf (Exchange traded fund) di diventare lo strumento finanziario di maggior successo degli ultimi anni, portando anche agli investitori italiani liquidità,
diversificazione e accesso a una vasta gamma di classi di attività a prezzi più convenienti rispetto ai tradizionali fondi
comuni.
Anche gli Etf (che insieme agli Etc - Exchange traded commodity - ed Etn - Exchange traded note - rientrano nella macrocategoria degli Etp - Exchange traded product) hanno la struttura dei fondi comuni, ma offrono la replica passiva di un mercato di riferimento senza l'intervento di un gestore e sono quotati in Borsa come le azioni. Uno dei principali motivi che spinge i risparmiatori ad acquistarli è quello di ridurre gli oneri del proprio portafoglio.
L'investimento in Etf prevede costi decisamente inferiori rispetto alle commissioni applicate sui fondi comuni tradizionali di pari categoria, pur considerando le commissioni previste dalla propria banca per consentire la compravendita degli Etf in Borsa.
Nel segmento azionario, per esempio, il costo medio dei fondi è del 2,3%, contro lo 0,7% degli Etf di pari categoria, considerati anche i costi impliciti di negoziazione (differenza
tra costo di acquisto e vendita). Nel corso dell'ultimo decennio è stato un susseguirsi di innovazioni e nuove tendenze. Dai
primordiali prodotti che replicano l'andamento dei listini azionari a quelli sul reddito fisso, per poi passare sulla scia
della crisi dei mercati agli Etf short, i cosiddetti ribassisti che, insieme agli strumenti a leva, che amplificano i movimenti del sottostante, sono il frutto dell'innovazione finanziaria più sfrenata che imperversa sul
mercato dei “replicanti”.
La concorrenza ha spinto gli emittenti a utilizzare strumenti derivati per migliorare la replica dei vari asset, introducendo però nel contempo ulteriori elementi di rischio. Ecco perché l'Etf, come qualsiasi altro strumento finanziario, va maneggiato con cura e compreso a fondo nei suoi meccanismi di funzionamento.
GLOSSARIO
Etf
Gli Exchange traded fund (Etf) non sono nient'altro che fondi comuni e come tali permettono di diversificare il portafoglio
su diversi mercati senza concentrare il
rischio dell'investimento in pochi titoli. Rispetto ai fondi comuni tradizionali sono meno cari perché offrono “soltanto”
la replica fedele dell'attività finanziaria sottostante (dagli indici azionari alle materie prime) senza la “mano” del gestore.
Inoltre non devono riconoscere commissioni al collocatore perché si possono acquistare direttamente in Borsa come le azioni.
Etc
Gli Exchange traded commodity sono strumenti finanziari emessi a fronte dell'investimento diretto dell'emittente in materie
prime fisiche o in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli Etc è, pertanto, legato direttamente
o indirettamente all'andamento del sottostante. Gli Etc consentono di prendere posizione su una singola materia prima (oro,
petrolio, gas, zucchero, soia, zinco…), una possibilità preclusa agli Etf che, per ragioni di natura regolamentare (normativa
Ucits sui fondi comuni), devono garantire un certo grado di diversificazione. Gli Etc non hanno la struttura dei fondi comuni
ma sono titoli senza scadenza emessi da una società veicolo domiciliata all'estero.
Etn
Gli Exchange traded note, al pari degli Etc, sono emessi a fronte dell'investimento diretto dell'emittente nel sottostante
(diverso dalle commodities) o in contratti derivati sul medesimo. Di fatto sono nè più nè meno di un certificato, ma senza
scadenza.
Effetto valuta
Per un investitore italiano gli investimenti non espressi in euro subiscono l'effetto valuta: il prezzo dell'asset acquistato
varia non solo per le oscillazioni del prezzo dello strumento quotato, ma anche per la variazione della valuta in cui è espresso.
Quando per esempio acquisto un Etc sul petrolio posso subire delle oscillazioni anche se il prezzo dell'oro nero sta fermo,
solo per il semplice fatto che il dollaro sale o scende. Per annullare questo effetto sempre più strumenti offrono la copertura
del rischio di cambio per sterilizzare le variazioni valutarie. In questo modo il risparmiatore subisce solo le oscillazioni
del prezzo del bene che ha acquistato.
Effetto leva
Gli Etp a leva amplificano i movimenti del sottostante, sia in positivo, sia in negativo. In un Etf a leva due se l'indice
sottostante in un giorno scende di 100 l'investitore perde 200. Ci sono anche nella versione short, dove offrono la replica
inversa e se l'indice scende di 100 l'Etp short a leva 2 guadagna 200.
Effetto compounding
È una semplice operazione algebrica che spesso non viene colta dagli investitori. La performance giornaliera “moltiplicata”
dall'effetto leva parte quotidianamente da livelli già influenzati in precedenza dalla leva stessa e diversi rispetto a quelli
dell'indice di riferimento. Per periodi superiori a un giorno, non deve sorprendere che il rendimento complessivo di un Etp
short non sia pari al rendimento inverso dell'indice di riferimento . L'effetto “compounding” (si veda esempio sotto) tenderà ad assumere maggiore intensità con il crescere della volatilità dell'indice di riferimento, portando nel lungo periodo
a risultati anche molto divergenti.
Indice | Etf short leva 2 (daily) | |||
Variazione % | Valore | Variazione % | Valore | |
Investimento iniziale | 100 | 100 | ||
Giorno 1 | 10% | 110 | 20% | 80 |
Giorno 2 | 10% | 99 | 20% | 96 |
Performance totale | 1% | 4% |
Effetto contango
Chi approccia gli Etp per l'investimento in materie prime, deve tenere in considerazione che l'utilizzo di strumenti derivati
(nei cosiddetti Etp sintetici) genera il cosiddetto “effetto contango”. In sostanza la necessità di rinnovare periodicamente
il contratto derivato sottostante che giunge a scadenza comporta un costo che può essere molto penalizzante. Gli Etp “fisici”,
che non usano i derivati non soffrono di questo problema.
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