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Azionisti e obbligazionisti Astaldi: primi tentativi per recuperare i soldi

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Azionisti e obbligazionisti Astaldi: primi tentativi per recuperare i soldi

La vicenda in cui versa la società di costruzioni Astaldi potrebbe essere una di quelle che va ad aggiungersi all'ormai lungo elenco di casi di risparmio tradito. Il condizionale è d'obbligo, infatti, perché sulla vicenda si dovrà esprimere un tribunale italiano al quale il comitato torinese «Progetto difesa obbligazionisti e azionisti Astaldi» (www.obbligazionistiastaldi.it; un altro comitato è stato costituito a Roma www.bondholdersastaldi.it assistito dallo studio Legance, così come anche la società Martingale Risk e l ’Aduc si sono offerte di assistere i risparmiatori) è seriamente intenzionato a ricorrere con una strategia ben precisa: difendere il più possibile le posizioni dei creditori nel “concordato in bianco” autorizzato dai giudici romani il 17 ottobre scorso e, soprattutto, agire nei confronti degli intermediari finanziari che hanno permesso ai piccoli risparmiatori l'acquisto di bond e azioni del gruppo di costruzioni adesso in crisi. Una procedura dagli esiti incerti, ovviamente, ma che potrebbe rappresentare una via per recuperare il danno subìto.

Ma ripercorriamo la vicenda del gruppo Astaldi facendo un passo indietro e indicando ai lettori che è sempre attivo su «Plus24» lo spazio dedicato ai dubbi sul loro investimento in Astaldi (filodirettoPlus24@ilsole24ore.com) .

La società
Astaldi Spa è una multinazionale con circa 11mila dipendenti che realizza opere ingegneristiche in oltre 50 nazioni. È quotata alla Borsa di Milano negli indici Ftse Italia Small Cap e Ftse Italia Star e nel 2017 ha fatturato circa 3 miliardi di euro (con utile netto di circa 100 milioni).
Autostrade, aeroporti, ferrovie, metro, dighe, impianti idroelettrici, edilizia civile e ponti sono il “core business” della società ed è proprio un ponte (il terzo sul Bosforo in Turchia) che fa precipitare la situazione. La scorsa primavera il gruppo ha deliberato un piano di rafforzamento patrimoniale da 2 miliardi, con annesso aumento di capitale da 300 milioni (funzionale tra l'altro all'ingresso dei giapponesi di Ihi) che però non è più attuabile: infatti, dopo la tempesta valutaria e politica scoppiata in Turchia ai primi di agosto, gli acquirenti cinesi della concessione del terzo Ponte sul Bosforo chiedono maggiore flessibilità per chiudere l'affare. Ma l'azienda italiana ha poco spazio di manovra anche perché le banche creditrici hanno chiuso nel frattempo i rubinetti. Tassello cruciale di questa manovra è un bond da 750 milioni con scadenza al 2020, a cui si aggiunge un altro bond convertibile da 140 milioni.
Astaldi, in pratica, si trova a dover fare i conti con un debito per cassa di 2,5 miliardi (900 milioni di bond più 1,6 miliardi di linee di credito) più linee di bondistica, cioè di garanzie legate a progetti internazionali (per altri 1,7 miliardi). A tutto ciò si sommano 500 milioni di revolving credit facility. Un'esposizione rilevante a cui il gruppo, complice una contemporanea crisi di liquidità e l'impossibilità di dar seguito al vecchio progetto di rafforzamento patrimoniale, non riesce più a far fronte. Di qui la necessità di ricorrere a uno strumento, il concordato in bianco, capace di tutelare al meglio, in questa fase, società e creditori.

Il concordato in bianco
Astaldi ha così presentato (il 28 settembre 2018) domanda di concordato in bianco (a seguito di istanza di fallimento presentata da un creditore) non potendo più assicurare l’onorabilità dei debiti accumulati. Scopo del concordato è trovare un accordo coi creditori (banche, obbligazionisti) e ristrutturare l'enorme debito di gruppo. Il tribunale romano ha nominato i commissari Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi.

Il procedimento dovrebbe definirsi entro metà febbraio (inizialmente era il 16 dicembre), data in cui verrà presentato un piano di ristrutturazione che dovrà essere accettato da almeno il 60% dei creditori e omologato dal tribunale. Durante l'iter, Astaldi potrà continuare a operare sotto lo stretto controllo del Tribunale (che dovrà valutare e autorizzare ogni spesa a tutela dei diritti dei creditori). Se al termine della procedura (entro il 16 dicembre, appunto) non si raggiungesse un accordo, il Tribunale sarà libero di dichiarare il fallimento della società. «Attendiamo l'esito del concordato in bianco - fanno sapere gli avvocati Gabriele Varrasi e Massimiliano Elia dello studio torinese Leading Law che rappresentano il comitato «Progetto difesa obbligazionisti e azionisti Astaldi» - ma comunque vadano le cose, oltre ai vari creditori a farne le spese saranno principalmente gli azionisti e gli obbligazionisti».

Le perdite in campo
Gli azionisti hanno subìto nell'ultimo anno una perdita di oltre il 90% del valore del titolo azionario, mentre i bondholder del 75%. Già molti obbligazionisti istituzionali si stanno organizzando per proporre e valutare un eventuale piano di ristrutturazione dei debiti che tenga conto sia delle necessità di Astaldi, sia delle esigenze dei creditori. Sul piatto ci sono quasi 900 milioni di obbligazioni Astaldi che potrebbero essere convertite in titoli a più lunga scadenza, pari seniority, con taglio degli interessi. Ipotesi che, in linea di massima, potrebbe trovare conferma soltanto con il tempo, visto che Astaldi continuerà a operare in continuità cercando di portare a termine il progetto di ricapitalizzazione da 300 milioni con l'ingresso di nuovi soci nell'azionariato.

La “strategia” del comitato
Pochi giorni dopo la presentazione della domanda di concordato, l'agenzia di rating Standard & Poor's ha abbassato il rating di Astaldi da CCC- a D (come Default) . «La legge italiana – spiega Varrasi - non impedisce al comune risparmiatore di poter acquistare strumenti finanziari ad alto rischio, purché le banche inquadrino il cliente con profilo adeguato. I requisiti richiesti dalla normativa Mifid2 sono molti e vanno dall'ottima conoscenza degli strumenti finanziari e dei mercati, alla disponibilità economica, al reddito, all'esperienza come investitore, alla professione, all'età. Una normativa stringente che spesso, anche se rispettata, non è sufficiente a permettere a un investitore, anche preparato, di acquistare titoli finanziari ad alto rischio: così, molti intermediari, chiedono anche espressamente il rilascio di manleva formale ad acquistare un determinato titolo, dopo che il cliente è stato informato dettagliatamente sui rischi di perdita in conto capitale e interessi dell'investimento».

Ma anche in questo caso, la tutela della banca rischierebbe di non essere sufficiente se l'investimento a cui va incontro il cliente riguarda una parte significativa del patrimonio depositato presso l'istituto bancario e per il quale non è stata fornita adeguata consulenza. «È il caso dei bond Astaldi – continua Elia - che dopo essere stati collocati presso investitori istituzionali, sono approdati anche sul mercato regolamentato di Borsa Italiana(Extra Mot) e sulla piattaforma Euro Tlx quando il rating dell'emittente rappresentava già un alto rischio di insolvenza. Queste due piattaforme permettono la negoziazione online delle obbligazioni senza che l'intermediario possa intervenire nell'esecuzione degli ordini. Non è sufficiente che la banca autorizzi l'accesso all'operatività online mediante credenziali personali e password. A monte, è sempre necessaria l'adeguata profilazione del cliente che, se inadeguata al tipo d'investimento, non deve consentire l'acquisto di strumenti finanziari rischiosi, né allo sportello, né online. Di fatto – conclude Elia - molte banche italiane impediscono l'acquisto di strumenti finanziari rischiosi allo sportello, ma non via internet. Non è secondo noi il mezzo che fa la differenza (canale telematico, telefono piuttosto che sportello), ma la profilazione dell'investitore al quale deve sempre essere fornita adeguata e sufficiente consulenza».

Insomma, molti avrebbero investito una parte del loro patrimonio, magari ignari dei rischi e forse poco tutelati dalla loro banca che a questo punto – secondo il comitato «Progetto difesa obbligazionisti e azionisti Astaldi» -, potrebbe essere chiamata in causa e rispondere del danno patito dal risparmiatore. «È bene precisare – chiosa Elia - che non tutte le banche permettono l'operatività via internet: ve ne sono tante che inibiscono il risparmiatore comune anche dall'operatività online, ma ve ne sono tante altre che non si sono ancora adattate al sistema. È quindi necessario valutare ogni singolo caso».

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