Due giovani austriaci Valentin Stalf e Maximilian Tayenthal (rispettivamente di 28 e 32 anni) nel 2014 avviano N26, tra le start up fintech più innovative in Europa. Ottenuta la licenza bancaria nel 2016, N26 oggi è presente in 24 mercati europei con un team di oltre 700 dipendenti in tre sedi (Berlino, New York e Barcellona).Con oltre 2,3 milioni di clienti è la “banca mobile” con il più alto tasso di crescita in Europa.
Dottor Stalf qando è nata N26 esistevano già start up di successo come Spotify, Netflix, Uber e altre. Chi vi ha ispirato di più?
Tutti e nessuno. Certamente i principi della sharing economy come la condivisione di servizi uguali, trasparenti e di facile accessibilità hanno influenzato il nostro business model. Ma la novità di N26 non sta tanto nell’idea di una banca solo mobile, anzi direi che questa è abbastanza banale e altri forse prima di noi l’avevano pensato. Quello che ha fatto la vera differenza e sulla quale abbiamo lavorato è l’esperienza dell’uso, vale a dire rendere possibile un’esperienza di utilizzo veloce e intuitiva grazie ad un’innovativa infrastruttura digitale che prima non esisteva.
In che modo il vostro modello oggi è distintivo?
Vogliamo essere la banca del futuro mettendo al centro il cliente, con un approccio globale che vuol dire avere una app con la medesima infrastruttura e lo stesso funzionamento in tutti i mercati dove operiamo, in quanto a livello globale pensiamo che le necessità degli utenti siano le stesse. Penso che con questo approccio facilmente in pochi anni raggiungeremo i 100 milioni di clienti.
E da un punto di vista dei profitti cosa può dirci?
Non crediamo che la banca del futuro guadagnerà principalmente dai tassi di interesse che applica sui servizi ma dalle soluzioni ai problemi della vita quotidiana. E oggi N26 ha già una base clienti altamente redditizia perché fa perno sull’utilizzo del conto e sui prodotti di abbonamento. Inoltre, un’infrastruttura digitale all’avanguardia ci consente di operare su una base di costo molto inferiore rispetto al sistema tradizionale e di avere una forte redditività. Abbiamo abbattuto completamente il concetto di filiale e ci focalizziamo solo sull’esperienza digitale, sulla relazione con i nostri utenti offrendo i principali servizi. I clienti possono scegliere fra tre diverse opzioni di conto (Basic, Black, Business e Metal con prezzi da 0 a 16 euro al mese) per disporre e gestire al meglio le loro disponibilità.
Quindi, avete perso lo status di start up?
No, assolutamente. Siamo ancora una start up e abbiamo appena ricevuto un altro round di finanziamenti di 300 milioni di dollari che ci serviranno per sbarcare sul mercato americano e per ampliare e migliorare l’attività attuale. Una parte molto importante è per esempio il servizio di supporto ai clienti. Lo gestiamo direttamente dal nostro hub di Berlino e ci lavorano persone altamente qualificate che rispondono ai clienti nelle loro lingue. Ma da un punto di vista strettamente finanziario certamente abbiamo già dimostrato che il nostro business è sostenibile.
Su cosa state lavorando a livello di servizi innovativi?
Vogliamo risolvere i problemi, aiutare i clienti nella gestione delle disponibilità migliorando la gestione quotidiana delle proprie finanze e la condivisione dei costi tra più soggetti.
In Italia in meno di due anni avete già raggiunto oltre 300mila utenti. Quali prospettive vedete sul mercato italiano?
L’Italia insieme alla Francia e alla Spagna dopo la Germania sono i Paesi che dimostrano di avere una base cliente estremamente incline al nostro modello di business. Pensiamo che nell’arco di poco tempo i clienti italiani possano superare i 500mila utenti.
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