I Pir continuano a tenere banco. Come già scritto nelle scorse settimane sul Sole 24 Ore, i decreti attuativi dovrebbero essere pronti per fine mese, così finalmente i gestori sapranno concretamente come muoversi. A ribadirlo è stato lo stesso relatore dell’emendamento alla legge 232 del 2016 istitutiva del Pir, l’onorevole leghista Giulio Centemero, nel corso di un convegno organizzato da Bper dal titolo “Nuovi Pir e prospettive per le Pmi. Aim Italia e Mta a confronto”. Centemero ha sottolineato nuovamente la genesi della norma sui Pir affermando che «una deduzione fiscale va concessa a fronte di in beneficio sociale. Per questa ragione abbiamo deciso di destinare 3,5% all’Aim, mentre il Mise ha stabilito un ulteriore 3,5% al venture capital». Questa soglia potrebbe stimolare il comparto del venture capital a crescere, visto che al momento il mercato conta solo 20 fondi circa. «ll Pir è stato concepito come strumento di politica industriale, come in Francia – ha aggiunto Centemero – e gli effetti della nuova normativa spingeranno maggiori flussi sul mercato primario e sugli aumenti di capitale, ma ci sarà un ritorno in termini di posti di lavoro e porterà gettito per le casse dello Stato». Il Pir dunque si pone sia come investimento alternativo, sia come ulteriore canale di finanziamento per le realtà medio piccole del nostro paese, ancora fortemente bancocentrico.
«Abbiamo deciso di adottare la definizione di Pmi valida a livello comunitario (cioè fino a 250 dipendenti e con 50 milioni
annui di fatturato) e non quella prevista dal Tuf – ha sottolineato Centemero - per evitare il rischio di eventuali provvedimenti
di infrazione in materia di possibili aiuti di Stato. È importante avere punti di riferimento nazionali e l’Italia può rappresentare
un hub di crescita nel bacino del Mediterraneo». Nel corso dell’incontro è stato sottolineato come l’intervento sui Pir rischi
di comprometterne il buon funzionamento, essendo uno strumento che ha riscosso molto successo. E all’obiezione sulla ragione
per cui non sia stato istituito uno strumento ad hoc per le piccole medie imprese la risposta è stata chiara. «Non è stato
possibile creare strumenti ad hoc perché mancavano le coperture di bilancio - ha spiegato Centemero -. Abbiamo dovuto puntare
sui prodotti che avevamo disponibili e che prevedessero già una deduzione fiscale, tenendo conto che nel 2017 su 11 miliardi
di raccolta dei Pir, ben poco è andato sulle Pmi».
A metà settimana sarà pronta la bozza del regolamento attuativo il cui testo sarà definitivo per fine mese, «ma non sarà nulla
di sconvolgente – ha detto Federico Freni, partner dello studio Quorum -. Delle 113 aziende quotate su Aim, il bacino investibile
dai nuovi Pir sarà di oltre 70 titoli. Ora stiamo anche immaginando un progetto di legge che possa disciplinare in modo compiuto
gli Eltif, ovviamente rispettando lo spirito della direttiva comunitaria».
© Riproduzione riservata