«Per capire se un fondo sia realmente sostenibile ci sono delle caratteristiche che l’investitore deve conoscere così da effettuare una scelta consapevole». Mariantonietta Intonti è docente di economia degli intermediari finanziari all’università Aldo Moro di Bari e coautrice, assieme al professor Giovanni Ferri (Lumsa), del libro “Sri Funds- i fondi eticamente orientati e la finanza sostenibile”. La prof Intonti dà alcuni suggerimenti ai piccoli risparmiatori su come individuare il fondo veramente responsabile. Ecco dunque alcune caratteristiche. «Innanzitutto ci deve essere la presenza di un processo di investimento peculiare realizzato attraverso criteri negativi e positivi – spiega la prof –. I primi consentono al gestore di escludere determinati settori come quello delle armi, del tabacco, dell’alcol e della pornografia».
Criteri di esclusione e criteri di inclusione
Ecco dunque la prima grande importante distinzione nel mondo della finanza responsabile. La differenza fra criteri di esclusione
(noti anche come screening negativo) e inclusione: i primi tra l’altro sono i più usati in Europa. Quelli inclusivi cosa sono?
«Consistono nella scelta attiva del gestore che valuta l’impatto Esg delle aziende e degli Stati in cui investe. Esg è la
sigla che individua l’impatto ambientale, sociale e di governance – aggiunge Intonti –. La scelta è basata su un’analisi
extrafinanziaria che, per quanto riguarda l’ambiente, valuta per esempio le emissioni di CO2. Nell’ambito sociale viene considerato
il rapporto con i sindacati e se viene fatta formazione. La governance è invece un faro sulla presenza o meno di indipendenti
nel Cda o sul livello di remunerazione medio rispetto ad esempio alle cariche apicali».
Engegement, comitato e rating
Non bastano però i criteri di investimento bisogna informarsi anche se il fondo fa engagement. «Un fondo sostenibile effettua
l’attività di engagement ovvero il dialogo con l’azienda e la partecipazione al voto nelle assemblee – evidenzia la prof –.
L’engagement consente al fondo di sensibilizzare il management dell’azienda sulle tematiche esg fino ad arrivare al voto in
assemblea e a una eventuale esclusione dal portafoglio se l’impresa non si adegua a determinati parametri». Ultimo passo è
capire se il fondo ha un comitato etico e un rating.
«Un fondo sostenibile deve avere un comitato etico di tipo consultivo – rileva la professoressa dell’Università di Bari – che
possa intervenire in situazioni controverse relativamente alle aziende che il fondo ha in portafoglio. Inoltre, bisogna verificare
se c’è un advisor etico che supporti la società di gestione e che fornisca anche un rating etico per le società in cui si
investe».
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