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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 09:55.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2013 alle ore 11:16.

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Avete presente i furgoni dei corrieri che scorrazzano in giro per la città? Tra poco potrebbero essere sostituiti dalle cargo bike, le biciclette furgonate nate per il trasporto merci. I vantaggi sarebbero innumerevoli: meno traffico, meno inquinamento, meno incidenti, meno rischi per pedoni e ciclisti (in Italia ne muoiono tre al giorno). Non è una fantasia ecologista ma il risultato di uno studio di Cyclelogistics un osservatorio finanziato dall'Unione Europea per studiare come abbassare i consumi energetici derivanti dal trasporto delle merci nelle aree urbane. Le conclusioni della ricerca, condotta su oltre 300 città, lasciano a bocca aperta: il 51% degli spostamenti legati alla movimentazione di merci potrebbe essere più efficiente se fatto in bicicletta! Efficienza che, secondo lo studio di Cyclelogistics, non riguarderebbe soltanto la distribuzione di buste o documenti leggeri, ma anche carichi fino a 200 kg di peso. E dalla teoria alla pratica spesso il passo è più breve di quel che si possa immaginare: qualche settimana fa, Dhl ha cominciato a usare biciclette e tricicli elettrici per le consegne nei quartieri centrali di Milano.

Ecco un piccolo esempio di cosa significa "ripensare il paradigma della mobilità per le città del terzo millennio", che è il titolo voluto dal Comune di Milano per la prima edizione di Citytech una serie di workshop sui temi della smart mobility in programma lunedì e martedì prossimo alla Fabbrica del Vapore. Proprio la bicicletta sarà una delle grandi protagoniste della due giorni milanese con un incontro dedicato alle potenzialità economiche - ancora largamente inespresse nel nostro Paese - dell'andare a pedali. In una parola, Bikeconomics (lunedì 28 ottobre, ore 16,30).

Un appuntamento prezioso per scoprire un'economia spesso sfuggente, difficile da inquadrare eppure dalle dimensioni non trascurabili. Il punto di partenza sono i 200 miliardi di euro generati dall'uso della bicicletta all'interno dei 27 Paesi membri dell'Unione. In questo caso a dirlo è un report dell'European Cyclists Federation
secondo cui il 7,4% dei cittadini europei si sposta prevalentemente in bicicletta, per un totale di 94 miliardi di chilometri pedalati ogni anno. I benefici sulla salute e la riduzione della mortalità produce all'interno dell'Unione un vantaggio economico per circa 120 miliardi di euro, il contenimento della congestione dei centri urbani frutta invece 24 miliardi mentre il risparmio sullo consumo di petrolio vale tra i 3 e i 6 miliardi.
Mancano ancora 60 miliardi per arrivare al totale.

I numeri del cicloturismo in Italia
E questo è il valore del cicloturismo e dell'industria legata alla produzione di biciclette e accessori. Settori che interessano da vicino l'Italia, che il turismo ce l'ha nel sangue e, a livello europeo, è il primo produttore nel settore delle due ruote con circa 600 aziende e quasi 4 mila lavoratori. E se il numero di bici vendute è in leggera flessione (-8%), per quel che riguarda il cicloturismo si registra un crescita esponenziale, basti pensare che nel 2012 le presenze cicloturistiche presso i bike hotel italiani sono state oltre 1,5 milioni. Segnali positivi che fanno ben sperare per il futuro anche se il paragone con la Germania, che dal cicloturismo ricava ogni anno 12 miliardi di euro, circa il 25% del totale europeo, è impietoso e segna la misura del nostro svantaggio.

Nel 1973 l'inizio della rivoluzione a due ruote in Olanda
«D'altronde l'Olanda non è diventato il Paese che oggi tutto il mondo conosce come il paradiso della bicicletta in un giorno solo», spiega Paolo Pinzuti, organizzatore di Bikeconomics. «Loro sono partiti nel 1973, noi muoviamo i primi passi adesso. Io comunque sono ottimista. Anche perché, con il più alto tasso di motorizzazione d'Europa, inquinamento e mortalità sulla strada a livelli non più tollerabili, siamo a un punto di svolta. E poi, come dimostrano i numeri, la bicicletta è uno strumento formidabile per la redistribuzione delle risorse. Esattamente il contrario dell'automobile». Mica poco, in tempi di crisi.

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