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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 11:35.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2013 alle ore 16:08.

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Avete mai visto dei camini con una potenza elettrica di 50 chilowatt a metro quadro? Se la risposta è no, basta fare un salto in provincia di Pavia. La Eni ha inaugurato ieri a Ferrera Erbognone (Pv) il suo Green Data center, l'impianto da 5.200 metri quadrati che ospita i suoi sistemi informatici di elaborazione. Il timbro «green»dell'impianto, primo al mondo per efficienza energetica, sta soprattutto in un sistema di ventilazione e raffreddamento che sfrutta per il 75% l'aria esterna. Secondo le stime dell'ad Eni Paolo Scaroni, il polo (costato 100 milioni di euro) frutterà un risparmio annuo di almeno 30 milioni di euro.

Che l'information technology inquini, è un dato di fatto. Per confermarlo basterebbe un dato: più del 2% della Co2 emessa su scala mondiale arriva dritta dritta dalle industria di informatica e telecomunicazione. Colpa degli spazi? Anche. Ma soprattutto di una gestione dell'energia che costa troppo e rende poco, rimbalzando i costi operativi e smaltendo meno del dovuto il calore generato dai super apparati informatici. Per il solo raffreddamento, i data center operativi spendono una media di 7 miliardi di dollari all'anno.

Il nuovissimo Green Data Center di Eni«ventila» in direzione contraria. Con numeri da record. L'impianto è tra i primi in Europa nel suo genere, con 30 megawatt di potenza elettrica e densità energetica fino ai 50 kilowatt per metro quadrato. I server ospitati dalla struttura sono più di 7mila, con 60mila processori centrali. Le tecnologie per il risparmio energetico permettono di abbattere le emissioni di anidride carbonica di 335mila tonnellate l'anno, quasi l'1% dell'obiettivo italiano di Kyoto per l'energia. Il primato vero e proprio si registra nel rapporto tra energia totale utilizzata ed energia dedicata all'informatica, il parametro di efficienza energetica adottato per i mega center: nell'impianto pavese la proporzione scende sotto l'1,2, contro una media nazionale in bilico tra il 2 e il 3. La miglior performance su scala mondiale.

Il merito è soprattutto del sistema di raffreddamento, installato nei sei camini che delineano lo skyline della struttura. I data center "vecchia maniera" raffreddano gli apparati informatici con l'utilizzo esclusivo, o quasi, di sistemi di condizionamento o ventilazione forzata. Lo stabilimento Eni capovolge le percentuale, regolando la temperatura con aria esterna per il 75% del tempo su scala annua.

Il sistema, meglio noto come free-cooling, è anche provvisto di un doppio sistema di filtraggio. In breve: l'aria viene assorbita, depurata e restituita all'ambiente. L'eliminazione annua di polveri che deriva dal processo può raggiungere i 3mila chilogrammi. Il risultato soprende. A maggior ragione se si considera la collocazione dei "rivali" del centro Eni: Irlanda, Scozia, Montagne Roccione negli Stati Uniti. Aree climatiche ben pià vantaggiose del 45° parallelo, la posizione geografica del Green Data Center.

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