Perdenti in campo, ma campioni sul mercato. I New York Knicks sono la squadra di maggior valore del basket americano Nba, sebbene negli ultimi 18 anni siano riusciti a chiudere soltanto due stagioni con più vittorie che sconfitte, cambiando nello stesso periodo 12 allenatori. Secondo l’analisi 2019 di Forbes, i Knicks valgono 4 miliardi di dollari, cifra che li colloca anche al secondo posto tra i team Usa più ricchi indipendentemente dallo sport, a pari merito con i concittadini Yankees (baseball) e alle spalle dei Dallas Cowboys del football Nfl, che con 5 miliardi di dollari sono la squadra di maggior valore al mondo.
New York punta il tutto per tutto sul mercato estivo
A sostenere le valutazioni delle squadre Nba sono in particolare i contratti televisivi con i network locali, ogni anno più ricchi, e l’apertura di nuovi palazzetti (o la ristrutturazione di quelli vecchi), che offrono maggiori occasioni di ricavi grazie a posti “premium” e all’offerta di pacchetti redditizi. Rispetto allo scorso anno i Knicks hanno incremento il proprio valore dell’11%, grazie al contratto da 100 milioni di dollari l’anno con il network via cavo del Madison Square Garden e all’effetto della ristrutturazione dell’arena, completata nel 2013. Una progressione che sembra non risentire delle fortune agonistiche di una società che si prepara a vivere una nuova offseason cruciale. Poche settimane fa il management guidato dal gm Scott Perry ha infatti scioccato osservatori e tifosi cedendo sul mercato Kristaps Porzingis, la giovane stella lettone scelta ne l 2015 per essere la pietra angolare attorno alla quale ricostruire la squadra e portarla al successo.
Una mossa che somiglia a un vero e proprio "all-in" pokeristico, la mano in cui un giocatore punta tutte quello che ha, con l'obiettivo di abbassare il monte ingaggi e creare lo spazio per firmare due contratti da superstar al termine della stagione. I target, secondo i rumor Nba, sono almeno due stelle di prima grandezza in scadenza di contratto: Kevin Durant e Kyrie Irving. Da abbinare idealmente alla prima scelta del Draft 2019 (i Knicks sono agli ultimi posti della classifica Nba e quindi hanno buone probabilità di scegliere tra i primi), che secondo molti ha già un nome e un cognome: la star di Duke Zion Williamson. «Se ce la fanno saranno considerati eroi, ma se Durant e Irving non firmano dovranno trovarsi un altro lavoro», è l'opione più diffusa sul top management dei Knicks tra i dirigenti delle altre squadre Nba. Un "all-in", appunto, che se avrà successo non potrà che far ulteriormente impennare il valore del team.
Negli ultimi cinque anni volano le quotazioni dei Warriors
Tornando alla classifica Forbes, al secondo posto si collocano i Los Angeles Lakers (+12% a 3,7 miliardi), rinvigoriti in prospettiva dall’acquisto della superstar Lebron James, seguiti dai campioni in carica dei Golden State Warriors (+13% a 3,5 miliardi), che grazie ai successi delle ultime stagioni (3 titoli in 4 anni) hanno messo a segno il maggior incremento di valore negli ultimi 5 anni con un mostruoso +367 per cento. In questa particolare classifica, il “superteam” composto da fuoriclasse del calibro di Steph Curry, Kevin Durant e Klay Thompson, precede altre squadre che, grazie all’emergere di giocatori coltivati in casa o selezionati accuratamente al Draft, hanno visto crescere esponenzialmente la propria notorietà, anche internazionale. Sul secondo gradino del podio ci sono infatti i Los Angeles Clippers (+282% in 5 anni, noni nella graduatoria 2019 con 2,2 miliardi), un tempo barzelletta della lega diventata presenza fissa ai playoff, i Philadelphia 76ers (+252%, dodicesimi con 1,65 miliardi), oggi pretendenti al titolo grazie a un processo di ricostruzione durato anni, e i Milwaukee Bucks (+233%, 22esimi con 1,35 miliardi) del “greek freak”, il fenomeno greco Giannis Antetokounmpo, tra i principali candidati al titolo di Mvp, il miglior giocatore del campionato.
Bilanci in salute, anche grazie alla fedeltà dei tifosi
La crescita di valore dei team Nba riflette del resto la salute dei loro bilanci. Se infatti all'inizio degli anni Duemila più di metà delle squadre era in perdita, nel 2018 gli unici a chiudere il bilancio in rosso sono stati i Cleveland Cavaliers (che sono anche i soli ad aver perso valore rispetto allo scorso anno, -4% a 1,28 miliardi). Nel 2018 i ricavi sono cresciuti complessivamente dell'8,5% a quota 8 miliardi di dollari, grazie anche alla sperimentazione degli sponsor sulle divise (un'assoluta novità per l'Nba), partita con un programma di prova triennale nel corso della stagione 2017-2018. Si tratta di accordi commerciali compresi tra i 4 e i 20 milioni di dollari, che a oggi riguardano tutti i team tranne gli Oklahoma City Thunder.
Se si osserva invece la situazione utilizzando l’indicatore dei “ricavi per tifoso”, è possibile infine valutare la fedeltà dei fan delle singole squadre, e la loro propensione a spendere per biglietti e merchandising. Da questo particolare punto di vista si mettono in luce soprattutto squadre basate in alcuni dei mercati più piccoli dell’Nba: i migliori sono gli Utah Jazz (101 dollari per tifoso, è il 28esimo mercato Nba su 30 per popolazione), seguiti dai Cleveland Cavaliers (93 dollari per tifoso nel 22esimo mercato Nba, cifra tuttavia destinata a scendere dopo la partenza di James per Los Angeles) e gli Oklahoma City Thunder (88 dollari per tifoso, è il 19esimo mercato della lega). Molto staccati tutti gli altri: quarti sono i Sacramento Kings con 68 dollari per tifoso, i Warriors si fermano a 47 dollari, i Lakers a 51 e i Knicks a 37.
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