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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 17:09.

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Evoluzione inavvertita
La tecnologia legata alla produzione di testi scritti ha eliminato progressivamente gli ostacoli tecnici per una scrittura di tipo sinsemico. La non linearità viene sempre più accettata dai lettori, grazie anche alla diffusione di ogni tipo di mappa e all'inserimento di tabelle e grafici nei testi di comune accesso e al web con i suoi ipertesti. Di conseguenza si ripresenta l'opportunità per i produttori di testi di svincolarsi da modelli di scrittura più rigidi.
NOTA
Una delle grosse evoluzioni da questo punto di vista è stato il processo di fotocomposizione che, lavorando attraverso l'impressione di una pellicola, ha permesso di svincolare il testo dalla rigida sequenzialità legata alla fisicità dei caratteri tipografici di piombo. Nel caso dei sistemi di video-scrittura del computer il processo è stato retrogrado: essi hanno riproposto il pregiudizio linearista, rendendo difficile la scrittura di testi non rigidamente sequenziali, l'integrazione di segni non previsti nel set di caratteri base e perdendo anche la possibilità di organizzare il testo nello spazio attraverso la giustificazione interna verticale, permessa invece dalla monospaziatura della macchina per scrivere.

Conoscenza
L'organizzazione sinsemica permette di visualizzare correlazioni tra gli elementi che costituiscono un testo e in particolare di mostrare rapporti complessi che in forma lineare sarebbe molto difficile rendere. In altri termini consente la lettura sinottica di un problema. La disposizione spaziale ha un valore non solo illustrativo ma anche euristico, cioè permette di fare scoperte, e addirittura consente di sviluppare dimostrazioni, e quindi di giocare un ruolo in processi di tipo deduttivo. Questo specifico valore conoscitivo della scrittura emerge quando ci si concentra sul problema della comprensione (non affrontiamo, in questo caso, i problemi della rapidità, della lettura immersiva e del riconoscimento delle parole).

Prospettive
Quando una nuova tecnologia viene introdotta, si aprono potenzialità di sviluppo e fruizione spesso non visibili a primo acchito. Pensiamo all'iPad o a device simili, che permettono un'organizzazione spaziale della scrittura e una fruizione che consente di cogliere il testo nel suo insieme e muoversi agilmente dal dettaglio alla visione generale. In queste pagine proponiamo una rassegna di artefatti che mostrano l'efficacia di un'articolazione non lineare del testo. Per il momento ci fermiamo ad artefatti che arrivano fino al periodo di «As we may think» (1945), volume in cui si inizia a parlare di tecnologie ipertestuali elettromeccaniche come estensione della mente. Da quel punto le cose si complicano e non riusciamo ad avere un sufficiente distacco critico. Questa prima ricerca ci serve per rileggere la nostra contemporaneità da un punto di vista lontano e volutamente inattuale.
NOTA
Per la trasversalità dei temi che trattiamo e per il taglio giornalistico di questo testo, molti temi sono stati semplicemente accennati o scritti in modo provocatorio. Le immagini sono solo commentate e ci proponiamo, in altre sedi, di proporre analisi più formalizzate. Si tratta di un lavoro esplorativo che sottoponiamo agli esperti di ogni singolo dominio di conoscenza che tocchiamo. Le nostre riflessioni nascono dalla pratica progettuale e dalla constatazione della proficuità in termini teorici e progettuali di non considerare separatamente testo e immagine.

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