Il Sole 24 Ore
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16 dicembre 2010

Da Mosca a Stanford per la libertà di innovare: così Sergey Brin ha dato un'anima a Google

di Antonio C. Larizza


Il Sole 24 Ore racconta i dieci innovatori del decennio.

«Noi di Google siamo convinti che non tutte le pagine web nascano uguali. Gli uomini nascono uguali. Non le pagine web». Sergey Brin è "il presidente illuminista di Gogole", secondo una delle tante definizioni che lo accompagnano online (questa è marchiata The Economist). Brin è nato il 21 agosto del 1973. Ha fondato il motore di ricerca nel 1997, per poi vederlo girare a pieni giri nel decennio che sta per finire. Lo ha fatto insieme al compagno di studi Larry Page, quando entrambi erano studenti ventitreenni in computer science all'Università di Stanford, culla di idee nella Silicon Valley.

Google è insieme Page e Brin. Ma è Brin quello che meglio incarna il motto del motore: "Don't be evil". È Brin che sa che essere buoni è diverso dal non essere cattivi; che nascere liberi non significa nascere non oppressi. Dei due è lui che prima di innovare il web e cambiare il mondo ha dovuto stravolgere la sua vita, fuggendo a sei anni dall'Urss insieme alla famiglia. È Brin che quando la Cina censurava Google, ha trovato parole diverse: «Vedo gli stessi tratti distintivi del totalitarismo, cosa che personalmente trovo abbastanza problematica», pronunciate pensando alla madre che con tutto il cuore, fino all'ultimo, non voleva lasciare Mosca.

Per la famiglia Brin nel 1979 Mosca diventa Stanford. Il padre di Sergey racconta che, da emigrato russo negli Usa, il figlio deve per prima cosa abbandonare un sogno: diventare un astronomo per scoprire i segreti dell'universo. La vita dirà che non fu abbandono, ma rinvio: grazie alla ricchezza cercata e trovata con Google, Brin ha potuto investire 5 milioni di dollari per riservarsi un viaggio privato, in programma per il 2011, sulla capsula spaziale russa Soyuz. Salirà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Ma già scrivendo PageRank, l'algoritmo per indicizzare pagine web scritto con Page sui banchi di Stanford – da cui poi è nato Google.com – Brin ha dimostrato di vivere su un altro pianeta. Come quando, insieme a Page, si è inventato la regola del 20%: da allora tutti i dipendenti di Google sono incoraggiati a usare il 20% del loro orario lavorativo «in progetti che li interessano». Grazie a questa regola sono nati servizi globali come Google News: l'algoritmo-giornalista con cui devono fare i conti gli editori di giornali in tutto il mondo.

Google è oggi un impero quotato in borsa. Poco importa che sia nato dall'intuizione di un italiano, Massimo Marchiori, matematico di Venezia, che nel 1997 incontra Page a Santa Clara, in California, durante la sesta conferenza internazionale sul World Wide Web, e gli presenta Page Hypersearch: un promettente motore di ricerca. Google era seduto a quel tavolo, ma solo "in potenza". La differenza, per ammissione dello stesso Marchiori, l'hanno fatta Page e Brin.

Una differenza tangibile: oggi il titolo Google - collocato a 85 dollari nell'agosto del 2004 - ne vale 590. E una dimostrazione lampante di quello che pensano a Google: non tutte le pagine web nascono uguali.

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16 dicembre 2010