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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 11:07.

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GagarinGagarin

Da lì in avanti la storia del volo di Yuri Gagarin fu presa in mano dalla propaganda sovietica che la utilizzò in modo perfetto, facendo venire i fumi all'allora neo eletto presidente USA John Kennedy. Lo spazio e la sua conquista come si diceva allora, oggi la parola è la più politicamente corretta esplorazione, avevano da quel momento un volto, ed era sovietico!
Yuri iniziò un lungo giro del mondo, come ambasciatore di pace, indottrinato in modo preciso dal Partito comunista sovietico. Fu in tantissimi Paesi, dal Regno Unito all'Afghanistan, da Cuba all'Egitto e divenne un mito. Gli furono dedicate dappertutto piazze, strade, canzoni, poesie. Apparse sui televisori e giornali di mezzo mondo, nei francobolli, nelle cartoline commemorative e monete. E questo per molti mesi.
Ma fare la parte del mito troppo a lungo è piuttosto complicato e a Gagarin seguirono altri astronauti sovietici, German Titov il secondo e Valentina Tereskova, la prima donna astronauta, spacciata dalla propaganda sovietica come una sempliciotta, mentre era invece un ferratissimo ufficiale dell'aeronautica.

Ma tutto serviva in quel periodo a far capire che l'uno dei sistemi, dei blocchi contrapposti, l'Unione sovietica col Comunismo, era migliore in tutto a confronto all'America col Capitalismo. In realtà fu proprio la politica a minare la salute del nume tutelare di Gagarin Korolev, il padre dell'astronautica sovietica, che aveva dovuto perfino sopportare la prigionia in Siberia del dittatore Stalin. A Kruscev successe poi Breznev la cui prima preoccupazione, come usava nelle dittature comuniste, fu di far dimenticare il suo predecessore e tutto quanto fosse legato al suo periodo. E Gagarin c'era in mezzo perfettamente.
Un po' alla volta i suoi problemi nel cerchio dei nuovi astronauti, sempre più proni al nuovo regime, crebbero e lui venne messo in disparte, fu tenuto a terra e non gli venne data una seconda possibilità.
La sua vita finì in modo triste e stupido, in un banale incidente di volo mentre aveva ripreso a addestrarsi sui caccia. Il 27 marzo 1968 si schiantò al suolo col suo velivolo assieme al compagno di viaggio. Di lì a poco la partita con gli USA, iniziata proprio con lo schiacciante affondo del suo volo, si sarebbe chiusa, nel luglio 1969, con lo sbarco del primo uomo sulla Luna. E la sua faccia stavolta era 100% americana.

Oggi possiamo raccontare questa storia con questi, e volendo molti altri, particolari, ma per anni le informazioni furono censurate, come quella del pericolo corso negli ultimi minuti prima dell'atterraggio, o amplificate, come la sicurezza del volo. Di fatto gli astronauti stessi consideravano ad altissimo rischio la Vostok 1, ma il padre padrone dell'URSS di allora, Kruscev, impose le ragioni della politica.
Come in tutte le storie importanti che si rispettino, anche quella del figlio del falegname russo diventato eroe nazionale e dell'umanità intera è piena zeppa di dietrologia. Si disse che il suo non era stato affatto il primo volo umano, ma che altri astronauti erano stati sacrificati per la vanità politica dell'URSS. In particolare due fratelli italiani, Judica Cordiglia, dotati di apparecchiature radio sintonizzate sulle segretissime frequenze russe, dissero di aver sentito in altri momenti lamenti, richieste di aiuto e il battito di un cuore tutti provenienti dallo spazio. Poi si volle che l'orbita descritta dalla Vostok fosse impossibile, poi che Gagarin fosse diventato un ubriacone e donnaiolo, quest'ultima attribuzione pare effettivamente suffragata da qualche incidente di percorso. E infine che l'incidente che segnò la sua morte non fu affatto tale, ma fu provocato dai servizi segreti sovietici per togliere di mezzo un personaggio oramai scomodo e farlo passare direttamente nel meno imbarazzante, per il Partito Comunista, Olimpo degli eroi sovietici.
A distanza di 50 anni queste illazioni sono state tutte smontate e quel che resta di Gagarin è il suo coraggio, l'ardimento e un po' di fortuna, che lo portò lì, vicino a dove Icaro perse le penne e precipitò. Aprendo a noi tutti l'esplorazione umana del Sistema solare.

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