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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 16:21.

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Oracle, da parte propria, ha denunciato Google reclamando l'infrazione di proprietà intellettuali per quanto riguarda Java e un risarcimento danni quantificato dalle autorità competenti in qualche miliardo di dollari. Per finire, Apple è coinvolta in una battaglia legale senza esclusione di colpi contro i prodotti androidi di Samsung (oggi in pole position per rilevare i brevetti delle tecnologie wireless e mobili di InterDigital, società a cui è stata fortemente interessata anche Google) e della stessa Htc.

Da Microsoft non hanno aspettato comunque molto a replicare alle accuse di Drummond e in via ufficiosa è arrivata una secca smentita circa la possibile cospirazione in atto – "abbiamo chiesto a Google di partecipare all'operazione per comprare i brevetti di Nortel ricevendo in risposta un secco rifiuto" – che si è concretizzata con un post su Twitter a firma dell'executive Brad Smith: scritto che ricorda alla controparte la mail inviata lo scorso ottobre in cui Redmond chiedeva a Mountain View (ricevendo in risposta, sempre per posta elettronica, un cordiale ma netto rifiuto) di entrare a far parte del consorzio che avrebbe poi rilevato per 4,5 miliardi di dollari i brevetti wireless di Nortel.

In attesa di qualche buona notizia da parte delle autorità Usa - il Chief Legal Officer di Google ha fatto accenno all'indagine che il Dipartimento di Giustizia sta conducendo per verificare se Microsoft ed Apple abbiano acquisito i brevetti Nortel con scopi anticoncorrenziali - Google, in ogni caso, è già passata dalla parole ai fatti. Della scorsa settimana è infatti la notizia, ripresa anche dal Wall Street Journal, dell'acquisizione di oltre 1.000 brevetti da Ibm, mossa tesa a rafforzare il proprio portafoglio di patent in campo mobile, al momento ancora scarso (circa 300 i brevetti in mano alla società) rispetto a quelli di Research In Motion, Nokia e Microsoft.

La situazione che si è venuta a creare è in definitiva quella di una Google che si sente (a ragion veduta) stretta nella morsa delle azioni legali avviate dai suoi concorrenti e che cerca di difendersi in tutti i modi, anche lanciando – come ha fatto Drummond - un accorato appello ai consumatori, e quindi a milioni di suoi attuali e potenziali clienti: se non agiamo, gli utenti potrebbero dover subire l'aumento dei costi dei dispositivi Android e avere meno scelte a disposizione per l'acquisto del loro prossimo device. Gli analisti, da parte loro, iniziano invece a porsi una domanda: il dominio dell'OS di Google negli smartphone – dove oggi vanta una quota di mercato del 48% secondo Canalys Research – è a rischio? Il possibile aumento dei costi dei terminali androidi prodotti dalle varie Htc, Samsung e Motorola (tutte con in capo una causa legale per violazione di brevetti) ne pregiudicherà l'ulteriore crescita? Domande a cui oggi non è certo possibile rispondere. Ma sul fatto che Google e i produttori che hanno sposato la causa Android presentino un lato debole per ciò che concerne la questione brevetti è, ormai, evidente.

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