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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 20:22.

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Immigrati accademici
Le persone nella fasce di età immediatamente successive hanno incontrato l'inizio digitale in una fase sostanzialmente universitaria della loro vita; l'utilizzo e l'approccio delle tecnologie caratteristico di questa età, mi pare meno di intrattenimento rispetto ai coetanei più giovani e più accademico, esplorativo, educativo. Coloro i quali, appartenendo a questa fascia, effettivamente usano le tecnologie digitali, costituiscono il gruppo che chiamo "immigrati accademici". E' il mio caso; sulla base di queste definizioni io sono un immigrato accademico, colonizzatore.

Immigrati lavorativi
Nella fascia successiva troviamo i potenziali utilizzatori di tecnologie digitali per ragioni di lavoro. Anche in considerazione dell'inerzia di adozione diffusa di tecnologie digitali nelle aziende, mi pare plausibile considerare questo gruppo corrispondente alle persone che nel 2000 erano circa quarantacinque/cinquantenni.

Qualche considerazione demografica
Nel grafico 1 riporto la piramide demografica italiana della popolazione residente al 1° gennaio 2012 evidenziando con le colorazioni le diverse classi. La fascia rossa indica i nativi digitali. Con il passare del tempo e la riduzione dei costi dell'elettronica l'ISTAT fotografa una presenza di tecnologie digitali, seppur non rilevantissimi in termini assoluti, anche sulla fascia tra i 5 ed i 9 anni, più probabilmente concentrata tra gli 8 ed i 9 anni (confrontando i dati di penetrazione con quelli nella fascia successiva. Per questa ragione mi pare opportuno dire che i nativi digitali sono ricompresi tra coloro i quali avevano fino a circa 18 anni nel 2000 e un minimo di circa 5 anni nel 2011.
La fascia in rosso indica la classe ove individuare i nativi digitali, quella in blu gli immigrati accademici, quella in viola gli immigrati lavorativi e in quella successiva grigia gli estranei.

Nel grafico 2 presenta la somma delle classi precedenti, unitamente all'indicazione circa la penetrazione delle tecnologie digitali nelle varie fasce, come rilevate dall'ISTAT (espressa in utilizzo di internet negli ultimi 12 mesi, base dati 2010). Nella fascia dei potenziali nativi digitali, troviamo che il 71% delle persone (10,5 milioni di persone) effettivamente sono "digitalizzate". Non deve sorprendere che nella fase degli estranei la penetrazione sia molto bassa, solo il 5%.

La situazione complessiva è quella indicata nel grafico 3. Con un grado di approssimazione certamente superiore a quello utilizzato nel ragionamento sin qui svolto, ci si può probabilmente spingere a ritenere che gli immigrati lavorativi, oggi ultraquarantenni, in massima parte non si immergano per ogni attività della propria vita nell'acquario digitale always on per twitterare la loro più recente emozione o postare su flickr ogni immagine curiosa che vedono. Detto in altri termini, mi pare che in larga misura si possa ritenere che uno stile di vita digitale sia più precipuo di quelle categorie di persone che dispongono di una maggiore quantità di tempo libero ed intrattengano rapporti sociali con gruppi più vasti. Se questa assunzione è accettabile, il grafico 4 indica le persone che in Italia hanno uno stile di vita più "digitale" rispetto alle persone che hanno uno stile di vita più tradizionale che, per antonimia, chiamo "analogico".

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