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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 18:41.

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«La situazione cognitiva sta cambiando e di conseguenza dobbiamo cambiare il nostro modo di imparare e di insegnare», ha spiegato recentemente a Milano Derrick De Kerckhove, esperto di comunicazione digitale, commentando queste nuove sperimentazioni didattiche: «Lo spazio mentale tende a coincidere con lo spazio fisico grazie alla cloud: con l'ubiquità che questa ci garantisce, la collaboratività diventa sempre più rilevante al posto dell'individualità».

Con questa stessa logica si è evoluta rapidamente la sperimentazione di Bergamo, sfociata nella creazione del Centro studi Impara digitale che ha "modellizzato" la nuova didattica in modo da poterla riproporre anche ad altre scuole: il modello stesso sarà studiato e certificato dall'Università Bocconi. Al momento sono una trentina in tutta Italia gli istituti, statali o privati, che hanno aderito alla rete, tra cui anche i Salesiani di Torino che si ispirano a questo metodo per la nuova scuola della Juventus, primo club calcistico a istituirla al proprio interno. A settembre sono tutti pronti a partire con sperimentazioni simili, dopo un adeguato corso di formazione. Il cui obietivo non è fornire dei testi già fatti in formato digitale, ma insegnare ai docenti a costruire questi nuovi testi. «L'insegnante deve diventare un regolatore, una figura di mediatore tra il semplice "datore" di una materia e il maieuta – spiega il gesuita Eraldo Cacchione, che ha affiancato Dianora Bardi in Impara digitale –, e il tablet è lo strumento che può permettere di mediare tra queste due figure, aiutando il docente a costruire la conoscenza attraverso la regolazione del movimento della classe».

Il gruppo di insegnanti ed esperti tecnologi riuniti attorno a Impara digitale stanno mettendo a punto, con il contributo di Wordpress, una piattaforma open source di cloud nella forma di software as a service, che andrà oltre il semplice file sharing di Dropbox permettendo di condividere le esperienze educative tra le diverse scuole, ma anche all'interno dello stesso istituto con un coordinamento verticale verso l'alto, con il preside che ha sotto mano costantemente la programmazione dei professori, e verso il basso, con il coinvolgimento diretto degli studenti. Ma la piattaforma è fatta apposta per facilitare un coordinamento multidisciplinare tra i diversi professori della medesima classe in unità di apprendimento trasversale. In questo quadro gli studenti intervengono in modalità wiki: ogni ragazzo contribuisce con le proprie competenze e il proprio sapere. Wikipedia Italia sta collaborando con la mappatura dei contenuti gratuiti disponibili in rete.

In questo modo «internet non è più visto come un nemico da lasciare fuori dalla scuola, ma diventa uno strumento per educare i ragazzi a costruire la loro conoscenza», prosegue Dianora Bardi. Il metodo stesso si presenta come aperto alle buone pratiche e alle esperienze che si vanno via via evidenziando. «È una didattica nuova, basata sulle competenze, sul "sapere nel contesto", un modello che va imponendosi in Europa – continua padre Eraldo – e che mette al centro proprio lo studente». Al centro di un'aula che, grazie alla didattica rinnovata dalla tecnologia, non ha più pareti.

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