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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 11:41.

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Prezzi giù del 40%
Lo scenario conta una buona prevedibilità "considerando che la domanda di petrolio rimane relativamente rigida rispetto alle variazioni di prezzo" rimarcano gli analisti di Pwc. Che prevedono, sotto l'impatto dello shale oil, un calo dei prezzi del petrolio fino al 40% entro il 2035" rispetto alla previsione tendenziale dell'Agenzia internazionale dell'energia (Eia) "per far aumentare la domanda in misura sufficiente ad assorbire l'offerta aggiuntiva". Anche se "il calo del prezzo petrolifero potrebbe essere limitato al 25% rispetto allo scenario Eia nel caso in cui l'Opec dovesse ridurre la propria produzione per compensare parte dell'aumento della produzione di shale oil".
Di qui le opportunità e delle sfide proposte ai governi del pianeta. Da una parte i governi degli attuali paesi importatori netti di petrolio con potenziali risorse di shale oil "dovranno comprendere il ritorno economico generato dalla politiche che ne incoraggiano lo sfruttamento" (esattamente quello che ha ufficialmente deciso di non fare l'Italia), dall'altra i governi di paesi che dipendono dalle esportazioni di petrolio convenzionale "dovranno adattarsi a flussi di ricavi inferiori nel lungo termine" o buttarsi anche essi sulle estrazioni non convenzionali di idrocarburi.

Opec sotto pressione
In ogni caso lo shale oil, assieme allo shale gas "potrebbe influenzare le dinamiche geopolitiche dato che aumenta l'indipendenza energetica di paesi come Stati Uniti e Canada e riduce l'influenza dell'Opec". Dal canto loro "le società petrolifere dovranno rivalutare i loro portafogli attuali e i progetti in essere alla luce degli scenari di calo dei prezzi del petrolio, modificando al contempo i propri modelli di business per adeguarsi al processo produttivo richiesto per lo shale oil" in quanto "prezzi petroliferi futuri inferiori alle attese potrebbero portare benefici a lungo termine alle società che dipendono pesantemente dal petrolio e dai prodotti collegati, tra cui le società petrolchimiche e produttrici di materie plastiche, compagnie aeree, società di trasporto su gomma, società automobilistiche e il settore del Lng, dato che i suoi prezzi sono spesso correlati a quelli del petrolio".

Effetto domino
Ben immaginabile l'interdipendenza di tutto ciò con importanti variabili politiche, sociali e industriali. Che Adam Lyons, direttore Oil&Gas di PwC e anche lui coautore della relazione, sintetizza così: "La potenziale disponibilità e accessibilità di importanti quantità di shale oil e l'effetto previsto calmiere sull'aumento di dei prezzi petroliferi globali influenzeranno ben oltre il settore petrolifero. Lo shale oil è potenzialmente in grado di ridefinire l'economia mondiale aumentando sicurezza, indipendenza e accessibilità economica dell'energia nel lungo termine. Tuttavia, questi benefici devono essere bilanciati da obiettivi ambientali di più ampio respiro, a livello locale e mondiale, e i conseguenti cambiamenti nelle politiche e nei regimi normativi avranno indubbiamente un effetto domino su produttori di petrolio e consumatori. Le implicazioni della crescita dello shale oil si faranno sentire lungo tutta la catena del valore, mentre l'andamento dei prezzi potrebbe influenzare le scelte di investimento."

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