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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 08:14.

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Kevin Kelly - Mutazioni del tutto casuali
Quella che si definisce come "mutazione casuale" non avviene secondo modelli matematicamente casuali. Il processo di mutazione genetica è estremamente complesso. La ricerca attuale suggerisce che le mutazioni più spontanee avvengano come errori nel processo di riparazione di Dna danneggiato. Ma nè il danno nè gli errori sono casuali. Piuttosto l'idea che le mutazioni siano random è un'ipotesi comune tra i non specialisti. Ma non c'è alcuna prova. Al contrario ci sono molte prove che le mutazioni genetiche varino secondo degli schemi. Mentre non possiamo dire che le mutazioni sono casuali, possiamo affermare che c'è una evidente componente caotica. Per essere chiari: l'evidenza mostra che il caso gioca un ruolo fondamentale nelle mutazioni e non ci sarebbe selezione naturale senza il caso. Ma non è un caso casuale: è un caso "truccato", con diversi vincoli ed errori, effetti di concentrazioni e distribuzioni asimmetriche.

Margaret Levi - L'homo economicus
L'homo economicus è un'idea vecchia ma sbagliata. Le persone possono essere individualiste ed egoiste e in diverse circostanze focalizzate sul benessere economico. Ma anche i maggiori fautori non ci credono del tutto. Neanche Milton Friedman era così sicuro che l'individualismo fosse un'ipotesi corretta per il comportamento umano: non gli interessava se fosse corretta o sbagliata, solo se era utile. Non lo è più. I modelli derivati dalla teoria dell'homo economicus di solito dipendono da un secondo presupposto, altrettanto problematico: la totale razionalità. Diverse branche della scienza hanno messo in crisi il legame indissolubile tra egoismo e comportamento razionale. La ricerca confonde la supposizione che l'individuo tenda a comportarsi liberamente. Invece la maggioranza agisce in base alle regole di correttezza e reciprocità. Tanto più che gli individui sono inseriti in reti sociali e comunità.

Andrian Kreye - La legge di Moore
L'affermazione di Gordon Moore nel 1965 che il numero di transistor su circuiti integrati sarebbe raddoppiato ogni due anni è diventata l'analogia scientifica più popolare dell'era digitale. Nonostante fosse una mera congettura si è trasformata in un modello per rendere un progresso complesso con una formula semplice. Ci sono buoni motivi tecnologici per pensionare la legge di Moore. Ma bisognerebbe farlo non solo per i suoi limiti tecnologici, ma perché ha spinto la percezione del progresso in direzioni sbagliate. In primo luogo perché ha fatto percepire lo sviluppo digitale come una narrazione lineare, quando induce anche cambiamenti sociali, politici e scientifici difficili da quantificare. La legge di Moore e le sue applicazioni in altri campi creano un'illusione di prevedibilità nell'area meno prevedibile: il corso della storia. Questi errori saranno amplificati se si permetterà alla legge di rimanere in vita fino alla sua morte naturale.

Sherry Turkle - I robot accompagnatori
Nei primi anni Ottanta uno studente mi ha rivelato che Marvin Minsky, uno dei fondatori dell'Intelligenza artificiale, secondo lui stava cercando di costruire una macchina sufficientemente bella che «un'anima avrebbe voluto viverci dentro». Oggi siamo forse meno metafisici e più pratici. Puntiamo su macchine con cui vorremmo vivere, macchine che una persona vorrebbe amare. Il sogno di un qualcosa di artificiale da amare confonde categorie che sarebbe meglio tenere separate. Gli essere umani hanno corpi e un ciclo di vita, vivono in relazione e crescono. Una macchina per assistenza strumentale rappresenta un'idea eccellente, una compagna di conversazione sembra essere pessima. Per realizzare compagni artificiali dobbiamo cambiare noi stessi, trasformando relazioni e valori umani. Pensiamo di costruire macchine, in realtà stiamo rifacendo gli uomini.

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