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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2014 alle ore 12:56.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2014 alle ore 16:05.
Il Macintosh è importante anche perché è costato il posto di lavoro a Steve Jobs: le vendite dopo i primi mesi rallentarono, i conflitti all'interno di Apple, quotata in Borsa con una delle IPO più spettacolari della storia di Wall Street, tra l'estroso e difficile Steve Jobs e l'amministratore delegato ex vicepresidente della PepsiCola John Sculley (che lo stesso Jobs aveva voluto alla guida dell'azienda) ebbe come arbitro il consiglio di amministrazione dell'azienda che scelse quest'ultimo e fece uscire a 29 anni dalla compagine aziendale il fondatore e geniale imprenditore. Nei quindici anni successivi Jobs si dedicò a cose differenti: dalla Pixar sino a NeXT, che aveva il cuore in un computer simile come radicale concezione al Macintosh, ma destinato a un forte insuccesso. Poi, rientrato in Apple nel 1997, dopo la campagna Think Different, Jobs prese in mano il dossier Macintosh, introducendo due idee e declinazioni diverse del computer del 1984: la versione pro, il Cube, che fu un flop, e il ben più popolare e fortunato iMac. Quest'ultimo fu l'arma del primo successo della seconda volta di Jobs, consentì all'azienda di tornare in attivo e di finanziare le successive innovazioni: iPod, Apple Store, nuovi prodotti Mac, fino al negozio di musica digitale e via a seguire gli iPhone e gli iPad.
A trent'anni esatti dall'introduzione del Macintosh, e a due anni dalla scomparsa di Steve Jobs, Apple ha presentato una nuova versione "professionale" alto di gamma del suo "vecchio" computer. È il Mac Pro, cilindro nero di alluminio satinato, che ha le ambizioni che aveva a suo tempo il Macintosh originario. Non tanto di democratizzare il computer, perché il costo di partenza di tremila euro lo mettono più nella categoria dei "dream computer" che non di quelli per tutti i giorni. Piuttosto, di introdurre un nuovo concetto, di dare la potenza che serve ai videomaker e ai creativi digitali del futuro quando devono fare "lavori pesanti" di immaginazione e innovazione. Steve Jobs ne sarebbe stato orgoglioso.
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