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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2014 alle ore 15:56.

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L'Europa si è accorta delle startup italiane. Si può leggere anche così l'annuncio odierno di United Venture, società di venture capital specializzata in tecnologie digitali. ha ottenuto la partecipazione del Fondo Europeo per gli investimenti (Eif), per 20 milioni di euro. Eif è il più importante investitore istituzionale di venture capital europeo. Arriva così a oltre 50 milioni di euro la raccolta di United Venture, con questo secondo closing. Con questa operazione (avvenuta prima di Natale ma resa nota solo adesso), fatta nell'ambito del Programma quadro per la competitività e l'innovazione della Commissione Europea CIP, Eif si aggiunge ad altri investitori di United Venture, tra cui il Fondo Italiano di Investimento, la Fondazione Banco di Sardegna, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Banca Sella Holding e Banca Patrimoni che attualmente supportano United Ventures.

«Il Fondo Europeo storicamente ha investito pochissimo in Italia ed è la prima volta che lo fa in un veicolo societario», spiega Massimiliano Magrini, cofondatore di United Venture, che ha un portafoglio con quattro partecipate (20lines, Halldis, LoveTheSign e Moneyfarm).
La società intende fare il final closing ad aprile, con l'obiettivo di raccogliere in totale 60 milioni di euro.

«La presenza di investitori istituzionali è la condizione necessaria affinché si possa affermare anche in Italia il mercato del Venture Capital. e la presenza dell'Eif è una conferma della validità del nostro progetto», aggiunge Magrini.
La sensazione è di un motore che finalmente comincia a girare per il verso giusto, per le startup italiane. Lo dicono anche altri indizi. Venerdì scorso il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ha firmato il decreto attuativo per le agevolazioni fiscali a favore di coloro che investono in start up innovative, circa due mesi dopo il via libera ottenuto dalla Commissione Europea, e dopo 41 giorni dalla firma del Ministero dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato sullo stesso decreto, che ora attende solo la registrazione presso la Corte dei Conti per essere poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Secondo il decreto, le persone fisiche che investono nel capitale di una o più startup innovative hanno diritto a una detrazione Irpef del 19 per cento per importi fino a 500 mila euro euro. Per le società investitrici c'è invece una deduzione dal reddito imponibile (Ires) per il 20 per cento dell'investimento, fino a un massimo di 1,8 milioni di euro. Condizione è che l'investimento venga mantenuto per almeno due anni.
Le percentuali salgono se la startup è a "vocazione sociale" o si occupa di tecnologie applicate al mondo energetico: rispettivamente al 25 per cento per le persone fisiche e al 27 per cento per le società (persone giuridiche).

Secondo gli addetti ai lavori, altro segnale positivo di questi giorni è l'allargamento della platea di persone e aziende interessate a investire in startup. Uvet, azienda che esiste dal 1950 e che si occupa di servizi per il turismo, ha appena messo 500 mila euro in DigitalMagics, l'incubatore Venture fondato da Enrico Gasperini.
Significativo anche che a un recente evento di SiamoSoci (una piattaforma web che fa incontrare imprenditori e startup innovative ed è un progetto del gruppo Azimut, che opera nel risparmio gestito) c'era un pubblico di ben 2 mila potenziali investitori interessati a startup innovative: clienti top, imprenditori, promotori finanziari. Un pubblico molto variegato rispetto alla nicchia di addetti ai lavori a cui finora l'ecosistema venture italiano è stato abituato.

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