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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 08:13.

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«Questi spazi sono veri e propri “beni comuni” – scrive Campagnoli nel libro – che possono rappresentare una piccola, ma significativa misura “anticiclica”, perché producono occupazione giovanile, risorse economiche, socialità, cultura, aggregazione, sviluppo locale». Campagnoli, che lavora da anni nel sociale ed è di formazione bocconiana, ha anche calcolato l'impatto sull'occupazione: l'intervento anche solo sull'1 per mille degli immobili indurrebbe la creazione di 73mila posti di lavoro, con un contributo al calo dell'occupazione del 4,8 per cento. La stima potrebbe certamente crescere laddove il pubblico agisca da facilitatore. E proprio con questa consapevolezza il Comune di Bologna ha approvato a febbraio di quest'anno il «Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani». Altri 15 Comuni lo hanno adottato e un'altra cinquantina ci stanno lavorando. Perché il problema maggiore è come risolvere alcuni ostacoli, anche burocratici, come per esempio l'assunzione di responsabilità. Cosa succede se qualche genitore si fa male mentre sistema la scuola del figlio il sabato? Il regolamento scioglie questo e altri nodi riuscendo così a dare applicazione concreta al principio di sussidiarietà. «Di fatto il regolamento libera risorse – spiega Gregorio Arena, docente di Diritto amministrativo all'Università di Trento e presidente di Labsus, che ha lavorato due anni col Comune per il regolamento –. E permette un salto culturale per cui agli occhi dello Stato i cittadini diventano portatori di capacità, di risorse, non più oggetto di bisogni da soddisfare». E a Bologna da due anni il Comune offre gratis gli spazi abbandonati nei quartieri. Sono un centinaio di palazzi e 1.200 aree di edilizia pubblica concessi a costo zero o a bassi canoni per far ripartire l'aggregazione e l'economia.
Anche lo Stato, a livello centrale, si muove. L'anno scorso il ministero della Difesa ha annunciato la concessione gratuita di 700 tra caserme, depositi, fortificazioni, bunker, terreni e rifugi alpini. La formula prescelta dovrebbe essere la valorizzazione d'onore con una concessione gratuita per dieci anni a chi presenterà un adeguato progetto. Il ministero conferma l'intenzione di dare seguito all'annuncio, con iniziative nei primi mesi del 2015.
alessia.maccaferri@ilsole24ore.com
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Come erano i luoghi abbandonati e come sono stati trasformati
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Trieste, la rigenerazione è più facile con l'app
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Dal degrado allo spazio di aggregazione giovanile
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Trieste si rigenera. Con una app: Progetto Spazi Opportunità (Pso) è un geolocalizzatore che rileva gli spazi in disuso nella pianta urbana, con informazioni aggiuntive sugli stabili circostanti (dalle piste ciclabili ai ristoranti), schede tecniche e dati per gli eventuali investimenti. È grazie alla sua tecnologia se è emersa l'area per la sede triestina di Impact Hub, "preincubatore" di start up. In realtà Pso è il primo passo di un processo di rigenerazione più articolato, chiamato "Spazi Opportunità".
Attivo tra 2002 e 2013, il centro Spazioper ha salvato dal degrado una zona nel pieno centro di Borgomanero (Novara). Un chiosco (nella foto di Manuel Cerutti) e due campi di tennis nel parco sono stati trasformati dalla coop sociale Vedogiovane in un centro di aggregazione per under 30 con nuove strutture (sale prove, sale registrazione, nuovo bar), opportunità di lavoro ed eventi, dai concerti alle presentazioni di libri. L'esperienza ha lasciato in eredità una "patrimonio fruibile da tutti".PRIMADOPOLa centrale elettrica dà energia all'arteDOPOLa casa del popolo diventa una mensa socialDOPOIl vecchio stabilimento è contenitore culturalePRIMAPRIMA
La Centrale idroelettrica di Fies (nelle foto di Manuel Morisetti e Claudia Marini) è stata "adottata" fin dal 2002 come spazio per le performing art, dalle esibizioni dal vivo a concorsi ed eventi professionali. Negli anni ha visto la luce uno spinoff, Fies Core, specializzato nei servizi per le imprese culturali. L'obiettivo è una ricerca multidisciplinare che guidi sul mercato le startup con una valutazione affidabile su valore del concept e margini di crescita per la commercializzazione del prodotto. Più di 350 eventi, 1.500 iscrizioni, una "mensa social" che si autofinanzia. Sono i numeri di Meltin Pop, la coop che ha ridato luce alla casa del Popolo di Arona (Novara) tra il 2009 e lo scorso settembre. Lo spazio, trasformato in circolo Arci, ha offerto alla comunità un incubatore di iniziative, spazi di coworking ed eventi. Nonsolodipane è una mensa solidale che sforna dai 40-45 pasti a costo zero per la popolazione. Dopo il cambio di gestione, lo spazio si chiama Wood. Ricavato da uno stabilimento enologico in disuso, l'Ex Fadda (nella foto XfOTO) è l'aggregatore sociale nato a Dentice di Frasso di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. La struttura si divide fra otto spazi, diverse associazioni e un'ampia offerta di attività: dai concerti, ai seminari per imprenditori, ai ristoranti. La particolarità è che lo spazio "va oltre la tariffa" e richiede ai suoi affiliati solo una quota stabilita in base a "quello che si ritiene giusto" per la comunità.

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