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    Ecco le città con la qualità dell’aria peggiore secondo Legambiente

    L'aria più sporca d'Italia viene respirata non dove dicono le cronache delle Procure e l'immaginazione dei comitati nimby più attivi: l'aria più sporca e pericolosa è dove i sensori misurano e certificano più sporcizia e pericolo. Ovvero l'intera pianura padana con la pianura veneta. Lo afferma l'edizione 2015 del dossier Mal'Aria della Legambiente.

    Qual è la prima causa di inquinamento che danneggia i polmoni dei cittadini? La ricerca della Legambiente punta l'indice accusatore contro il traffico, primo avvelenatore non solamente dell'umore ma soprattutto dell'aria. Anche i caminetti a legna e l'incendio agricolo delle sterpaglie contribuiscono un po', ma di sicuro nelle città un fattore importante di smog viene dagli impianti di riscaldamento, dall'uso del gasolio (nei motori e nelle caldaie), dalle ciminiere dell'industria.

    Tuttavia l'aria è un po' meno sporca che in passato. Consolazione magra, ma le rilevazioni continuano a segnalare un lentissimo (e insufficiente) miglioramento. Per polveri fini (Pm10) le dieci città peggiori d'Italia per tutto il 2014 sono nell'ordine Frosinone, Alessandria, Vicenza, Torino, Benevento, Lodi, Cremona, Avellino, Milano e Venezia.
    Per polveri finissime (Pm2,5) le peggiori del 2014 sono Brescia, Milano, Monza, Torino, Cremona, Mantova, Padova, Venezia, Vicenza, Alessandria. Cioè ancora una volta la pianura padana e la pianura veneta. Per azoto le dieci peggiori: Roma, Torino, Milano, Trieste, Messina, Palermo, Como, Genova, Novara, Monza.

    Per ozono, le cinque peggiori sono Lecco, Udine, Bergamo, Pavia, Modena.
    Aria fra le migliori d'Italia nella Taranto dell'Ilva; meglio ancora alla Spezia dove i comitati nimby accusano la centrale dell'Enel e ancora migliore a Savona della centrale Tirreno Power di Vado Ligure sotto inchiesta per inquinamento. Su questo scenario mozzafiato, la Legambiente segnala che già nel primo mese dell'anno la situazione dell'inquinamento atmosferico appare fuori controllo. In gennaio 32 capoluoghi di provincia hanno registrato oltre 10 giorni di superamento della soglia massima giornaliera consentita di Pm10 (polveri fini) e in 14 di essi si è registrato un superamento un giorno su due. Tra queste città dall'aria fetida troviamo tutti i principali centri urbani dell'area padana e alcune grandi città del centro sud, come Roma (12 giorni di superamento) e Napoli (11). Aprono la classifica delle città più colpite dalle polveri sottili del gennaio 2015 ci sono Frosinone e Parma con 20 giorni di superamento del limite.

    Un dato in linea con l'anno appena concluso, come dimostrano i dati relativi al 2014 sull'inquinamento atmosferico derivante dalle polveri sottili, dall'ozono troposferico e dagli ossidi di azoto nelle nostre città. Dal monitoraggio fatto dalla campagna di Legambiente “Pm10 ti tengo d'occhio”, nel 2014 sono risultati ben 33 su 88 i capoluoghi (il 37% di quelli monitorati) in cui almeno una centralina di monitoraggio urbana ha superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammissibile per il Pm10. Anche se si registra un miglioramento dell'inquinamento atmosferico nelle nostre città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa.
    La cattiva qualità dell'aria nelle aree urbane inoltre è alla base di una procedura d'infrazione relativa alla mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE aperta nel luglio scorso. Eppure l'Italia era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone ed agglomerati italiani. Nonostante ciò, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano di nuovo sotto indagine insieme ad altre 6 nuove zone.

    “È evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti - più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale”. Per ridurre le emissioni dell'industria deve essere resa più veloce la procedura di rilascio delle Aia, le autorizzazioni Integrate ambientali, e la Legambiente suggerisce anche di usare lo strumento dell'Aia per promuovere la diffusione nell'industria delle migliori tecnologie disponibili. Inoltre, bisogna ridurre quanto più possibile la dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili (se non fosse per i comitati nimby che vi si oppongono); investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l'efficienza e l'isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici.

    Il nodo però è sempre trasporto cittadino e fra la città e la sua cintura, dice la Legambiente. “Oggi l'Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno”, dice l'associazione.
    La Legambiente inoltre accompagna il rapporto con le stime epidemiologiche sulle conseguenze dell'inquinamento dell'aria, che secondo potrebbero aggirarsi sulle 3.400 vittime l'anno per colpa dell'ozono e in 64mila per via delle polveri finissime Pm2,5, secondi in Europa dopo la Germania.
    Il dossier completo al seguente link

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