Con un video di tre minuti diffuso su Youtube, Anonymous, la rete mondiale di hacker, ha annunciato di aver oscurato e violato account Twitter e profili Facebook dell'Isis. I toni sono da dichiarazione di guerra informatica. E con il monito «Vi spazzeremo via dalla Rete” si è consumato un atto di rappresaglia sul web. Quanto finora si poteva presentare come un'incursione illegale antisistema, con la scelta di Anonymous prende l'aspetto della collaborazione per una causa: la lotta al terrorismo islamico, al Califfato, al proselitismo jihadista. Tutto prende il via dal massacro di Parigi del 7 gennaio quando furono uccisi i redattori e i vignettisti di Charlie Hebdo.
La sfida all'Isis da parte degli hacker entra nelle strategie di contrasto contro gli estremismi che seminano morte e massacri di massa senza alcuna pietà verso i più indifesi come anziani e bambini. Ma l'operazione solleva più di una domanda: chi è Anonymous? Perché un hacker riesce ad operare e i sistemi di sicurezza e intelligence non dispongono di altrettanta capacità d'intervento nel web?
Anonymous riapre la questione della potenza e dell'uso di Internet ma anche della vulnerabilità informatica. Non solo, rilancia la domanda sull'identità degli hacker. Temi delicati quanto intriganti che si capiscono in gran parte leggendo la biografia di Kevin D. Mitnick, da poco tradotta in Italia da Feltrinelli (“Il fantasma nella rete. La vera stoiria dell'hacker più ricercato del mondo”, Feltrinelli, pagg. 408, euro20,00). Mitnick, soprannominato “Condor” è entrato nella storia di Internet per le sue incursioni nei siti del governo americano e per aver violato computer di grandi compagnie.
E' stato un incubo durante il decennio degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, subendo dapprina più di una condanna e poi rendendosi irreperibile per 168 mesi in cui l'Fbi gli ha dato la caccia riuscendo ad arrestarlo il 15 febbraio 1995. Con candore sbeffeggiò tutti coloro che lo avevano ricercato affermando: “Non l'ho fatto per soldi. L'ho fatto per divertirmi”. Di certo la sua esperienza dimostra la fragilità dei sistemi di sicurezza studiati per la segretezza dei dati e la tutela della privacy. Oggi Mitnick, il “criminale” per l'Fbi, è diventato uno dei più ascoltati consulenti delle corporation che vogliono garantirsi sistemi informatici sicuri. Negli anni Duemila ha introdotto il grande pubblico nel mondo hacker con una fortunata serie di saggi di cui Feltrinelli ha pubblicato “L'arte dell'inganno. I consigli dell'hacker più famoso del mondo” (2003) e “L'arte dell'hacking” (2006). Questa biografia, appena uscita, è ricca di aneddoti e fa capire come si possa giocare con strumenti sofisticati sfidandoli nella loro presunta inviolabilità.
La lettura porta a riproporre la domanda: chi c'è dietro le maschere di Anonymous? Quali idee muovono il loro agire? Perché lo fanno? Come nasce l'intesa di contrastare l'Isis? Sarà una convergenza momentanea o darà vita ad altre cause comuni? Certo fanno riflettere le dichiarazioni fatte nel video: “I terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani. Vi daremo la caccia, metteremo offline tutti i vostri account, le vostre mail. Non ci sono posti sicuri per voi sul web. Sarete trattati come un virus. Siamo Anonymous, siamo una legione, non perdoniamo e non dimentichiamo».
Kevin D. Mitnick, William L. Simon, “Il fantasma della rete”, Feltrinelli, Milano 2014, pagg. 408, euro 20,00.
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