Le schede Arduino hanno rivoluzionato la realizzazione di prototipi di una miriade di invenzioni, abbassando le barriere di accesso – sia economiche che di competenze tecniche – per chiunque voglia costruire oggetti. L’opportunità non è sfuggita a startup e colossi tecnologici, e così sono arrivati i competitor (Raspberry, Intel Edison, Microsoft per dirne alcuni). Ecco perché l’azienda ora ha intenzione di intraprendere una nuova strategia di crescita orientata a nuovi mercati.
La illustra in anteprima a Nòva24 il nuovo ceo Federico Musto, ex amministratore delegato di Dog Hunter Llc, azienda fornitrice di Arduino da tre anni e primo responsabile di Red Hat in Italia sul finire degli anni Novanta: multinazionale americana dedicata allo sviluppo e al supporto di software open source che oggi è quotata e ha oltre 5mila dipendenti. L’ambizione della nuova Arduino è simile: far convivere da un lato Arduino.cc, dedicata all’evangelizzazione dell’open source (attività che vede la leadership di Massimo Banzi), e dall’altro Arduino.org, ovvero il progetto industriale.
«Abbiamo bisogno di stare su nuovi mercati – spiega Musto –. Per questo a breve apriremo una sede in Cina e una in Giappone. Per la crescita di Arduino è necessario stare vicino ai partner che producono gli accessori per far funzionare le schede». La produzione resterà in Italia, a Strambino. Gli altri uffici per il momento sono San José, in California, Boston e Taiwan per un team complessivo di una ottantina di persone che si allargherà.
È inoltre prevista la collaborazione industriale con grossi partner: tra dieci giorni saranno in vendita le shields realizzate insieme a Bosh, in seguito si vedranno i frutti dei progetti con Telecom Italia.
«Continueremo a puntare sull’eccellenza italiana del design delle nostre schede e sui settori education e internet of things» conclude Musto.
Articolo pubblicato su Nova24 dell’8 febbraio 2015
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