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Ruby, assoluzione definitiva per Berlusconi

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Ruby, assoluzione definitiva per Berlusconi

Dopo 9 ore di camera di consiglio, la Cassazione ha reso definitiva l’assoluzione di Silvio Berlusconi dall’accusa di concussione e prostituzione minorile nel quadro del “processo Ruby”. In primo grado a Milano il leader di Fi era stato condannato a 7 anni, in appello era stato invece prosciolto. pagina 10

ROMA

Accusato nel 2011 di «concussione per induzione» e prostituzione minorile. Condannato nel 2013 dal Tribunale a 7 anni di carcere, con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Assolto in appello a luglio 2014. Sentenza confermata ieri dalla Cassazione, dopo quasi nove ore di camera di consiglio. Che forse sono il segno di una discussione accesa e di una decisione difficile per le sue implicazioni, soprattutto politiche, visto che all’assoluzione definitiva di Silvio Berlusconi nel processo Ruby si arriva anche “grazie” a una delle norme anticorruzione approvate nel 2012 con la legge Severino - quella sullo “spacchettamento” della concussione - nonostante l’allarme sulle sue ricadute nei processi in corso a cominciare proprio dal processo Ruby.

È quasi mezzanotte quando il collegio della VI sezione penale, presieduta da Nicola Milo, legge il verdetto con cui respinge il ricorso della Procura di Milano contro l’assoluzione della Corte d’appello. In udienza, il sostituto Pg della Cassazione Edoardo Scardaccione aveva chiesto di annullare quella sentenza e di riconoscere la responsabilità di Berlusconi per concussione (in subordine per «induzione indebita») nonché per prostituzione minorile. «Fantasie» le aveva bollate Franco Coppi, difensore di Berlusconi, chiedendo invece la conferma dell’assoluzione. E la Cassazione gli ha dato ragione.

Due “visioni” diametralmente opposte della vicenda, con riferimento sia alla ricostruzione dei fatti che all’interpretazione della legge Severino.

Per il Pg, la telefonata di Berlusconi in Questura (la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010) costituiva una «violenza irresistibile per ottenere un risultato indebito» (l’affidamento di Ruby, minorenne, a Nicole Minetti); un intervento che «ghiacciò» ogni resistenza del capo di Gabinetto Pietro Ostuni («che fece ben 14 telefonate in 20 minuti»); un intervento «grave, perdurante, irresistibile», con «una potenza di fuoco» tale da annullare ogni scelta autonoma e da innescare una «catena di ulteriore violenza» esercitata da Ostuni sui suoi sottoposti per far consegnare Ruby a Minetti. «Quando c’è una filiera di pubblici ufficiali - aveva detto il Pg - c’è una catena corruttiva». Secondo Scardaccione, la telefonata da Parigi di Berlusconi era degna di «scherzi a parte», la storia della «nipote di Mubarak sembrava un film di Mel Brooks» e la «paura» suscitata in Ostuni era paragonabile a quella di Don Abbondio di fronte ai bravi di Don Rodrigo. Berlusconi non poteva non sapere della minore età di Ruby, visto che «tutto il suo entourage ne era al corrente». Dunque: si trattò di «concussione per costrizione» (articolo 317 Codice penale), reato che si può consumare anche senza una minaccia (esplicita o implicita); basta che ci sia, appunto, una violenza irresistibile, indipendentemente da un danno ingiusto, perché la concussione «non è un reato contro il patrimonio ma tutela il buon andamento della pubblica amministrazione». Così come l’«induzione indebita» (articolo 319 quater Cp) - “figlia” dello spacchettamento della concussione - in cui «l’indebito vantaggio» dell’indotto «non è un’essenza del reato ma solo un dettaglio». Perciò, per il Pg, Berlusconi andava condannato. Di qui la richiesta di annullare la sentenza d’appello e, «riqualificati» i fatti come «concussione» (o, in via subordinata, come «induzione») e come «prostituzione minorile», rimandare gli atti ad altro giudice d’appello per determinare la pena.

«Fantasie» aveva ribattuto Coppi, che in un’ora e mezza di arringa ha «difeso con passione» la sentenza d’appello, sebbene «non renda onore» a Berlusconi, per esempio quando «ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi». «Neppure noi difensori contestiamo questa cosa» aveva detto Coppi, aggiungendo però che l’ex premier scoprì l’età di Ruby «solo successivamente e a quel punto non volle più riceverla ad Arcore».

Con riferimento all’accusa di concussione/induzione, secondo la difesa i giudici d’appello si sono «uniformati» a quanto scrissero a marzo 2014 le sezioni unite della Cassazione per sbrogliare il pasticciaccio della legge Severino. Coppi ha sostenuto che la sentenza di primo grado «era tutta una petizione di principio» (Ostuni non perseguiva alcun vantaggio, ergo: ha agito solo per paura; la richiesta proveniva dal presidente del Consiglio, ergo: produce un effetto paralizzante...). Quella d’appello, invece, ha confutato - in fatto e in diritto - ogni argomento del Tribunale, escludendo che vi sia la prova sia di una «costrizione» dei funzionari della Questura sia di un «indebito vantaggio» di Ostuni sia della conoscenza da parte di Berlusconi, prima di quella sera, della minore età di Ruby. «È stata rispettata la prassi. Che poi Ostuni e Iafrate fossero contenti di aver fatto un favore a Berlusconi, questo ve lo concediamo», ha osservato Coppi, secondo cui, poi, è «contraddittorio» che la Procura «prima si batta strenuamente per la costrizione e poi dica “dateci almeno l’induzione”. L’errore è ritenere che tra i due reati vi sia un rapporto di continenza mentre hanno strutture diverse: nell’induzione dev’esserci un indebito vantaggio dell’indotto, nella costrizione un danno ingiusto». Questo ha stabilito la legge Severino, ma in questo processo non ci sono né l’uno né l’altro.

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LA VICENDA GIUDIZIARIA E I PROCESSI IN CORSO DELL’EX CAVALIERE

LA NOTTE IN QUESTURA

Ruby fermata per un furto

L’inchiesta su Silvio Berlusconi prende il via dopo la

famosa notte in Questura a Milano: tra il 27 e il 28 maggio 2010, Karima El Marough (foto) venne fermata per un furto. L’allora premier, che si trovava a Parigi, telefonò al capo di gabinetto, Pietro Ostuni.

La nipote di Mubarak

Berlusconi spiega che la ragazza gli era stata indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e che sarebbe arrivata Nicole Minetti, all’epoca consigliere regionale, per prenderla in affido. Cosa che avvenne nonostante il pm dei minori Annamaria Fiorillo avesse disposto il collocamento in una comunità. Pochi giorni dopo, la giovane finì davvero in una struttura protetta dopo un a lite

LA CONDANNA NEL 2011

I festini di Arcore

Il 6 aprile del 2011 comincia il processo a carico di Berlusconi (foto): al centro della vicenda i festini a luci rosse ad Arcore ai quali avrebbe partecipato anche Ruby che, non ancora maggiorenne, avrebbe fatto sesso in cambio di denaro con l’ex capo del Governo. Il quale, secondo l’accusa, per evitare che tutto venisse a galla, quando Karima venne fermata, telefonò a Ostuni per ottenere che venisse rilasciata

Sette anni di reclusione

Il 24 giugno 2013 il Tribunale condanna Berlusconi a 7 anni di reclusione (il Pm ne aveva chiesto 6): gli vengono contestati sfruttamento della prostituzione minorile e la concussione per costrizione

ASSOLTO IN APPELLO

Coppi e la difesa «tecnica»

Il 20 giugno 2014 prende il via il processo d’appello. Ad assistere l’ex Cavaliere i professori Franco Coppi (foto), già suo legale per il caso Mediaset, e Filippo Dinacci, i quali svolgono una difesa “tecnica”.

Il verdetto di luglio 2014

“Tecnica” è anche la requisitoria del sostituto pg Piero De Petris che chiede la conferma della condanna inflitta in primo grado. Dopo tre udienze, l’8 luglio 2014 il verdetto di assoluzione per entrambi i capi di imputazione

Ieri l’assoluzione definitiva

Dopo 9 ore di camera di consiglio, ieri i giudici della VI penale della Cassazione hanno definitivamente assolto Berlusconi

GLI ALTRI FRONTI

Il caso Ruby ter

Da gennaio dell'anno scorso, Berlusconi è indagato per corruzione in atti giudiziari. Dell’indagine è appena stata chiesta la proroga. L'ipotesi è, che l’ex capo del Governo abbia pagato, addirittura fino a qualche settimana fa, le giovani donne, Ruby compresa, in cambio del loro silenzio

Caso escort a Bari

Berlusconi è imputato Bari con l’ex direttore dell’Avanti! Valter Lavitola. All’ex premier è stato contestato il reato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria: avrebbe pagato l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini (foto) perché mentisse sulle escort portate nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009