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Turismo, una startup spagnola (ma creata da italiani) aiuta le pmi…

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la proposta di localler

Turismo, una startup spagnola (ma creata da italiani) aiuta le pmi a farsi conoscere

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Capita spesso di girare per qualche regione italiana e scoprire un gioiellino artistico o naturale che non era neanche segnalato sulla guida turistica, oppure di incappare in un alloggio da affittare isolato con splendida vista mare o in un giro in barca in un golfetto irraggiungibile. Tutti luoghi e servizi fuori dai grandi circuiti turistici che si possono scoprire solo grazie al passaparola locale. Due ragazzi italiani emigrati in Spagna si sono inventati una piattaforma con l'obiettivo di sfruttare internet per allargare quel passaparola, in modo che piccole imprese turistiche locali guadagnino in visibilità al di fuori della portata locale.
Localler è nata proprio così. Gianpaolo Vairo e Giulia Nidasio, entrambi già attivi nel mondo del turismo online e residenti a Barcellona, erano in vacanza in Sicilia nel 2011: girando per l'isola scoprirono tante piccole realtà turistiche che non riuscivano a uscire dai confini locali e che non erano neanche in grado di sfruttare la portata globale di internet per farsi conoscere oltre i confini del passaparola fisico. Tornati a casa i due ragazzi hanno iniziato a realizzare una piattaforma di servizi turistici che facesse leva sull'effetto social di internet evitando l'intermediazione dei grandi player turistici. Localler è nata nel 2013 e oggi è una realtà di sette persone, attiva in Italia, Spagna e Malta con un migliaio di clienti, pronta ad allargarsi entro fine anno a Francia e Portogallo.
“L'obiettivo è di offrire visibilità a un turismo sostenibile fatto di piccole e medie imprese che non hanno risorse per fare marketing su larga scala, che siano gestori di alloggi o guide turistiche locali, organizzatori di escursioni in mongolfiera o noleggiatori di ombrelloni su spiagge particolari”, spiega Gianpaolo Vairo, 33 anni, che oggi è Ceo della startup, in un italiano dall'inflessione decisamente spagnoleggiante: “A loro offriamo una piattaforma B2B con un pacchetto completo per la loro presenza online, dal sito alla gestione delle prenotazioni e di tutta la parte amministrativa fino agli strumenti di analisi dei canali di vendita”.
La versione definitiva della piattaforma, attualmente ancora in versione beta, dovrebbe essere pronta nel giro di qualche settimana: solo allora sarà possibile partire con tutti i servizi e con le tariffe, a seconda delle esigenze delle imprese. La gran maggioranza dei clienti attuali, più o meno i tre quarti, sono italiani, in gran parte dal Sud Italia, segno che Localler risponde a un'esigenza particolarmente sentita dall'offerta turistica del nostro Paese: “Vogliamo trasmettere ai professionisti del settore che, in assenza di grandi risorse, possono anche far leva su promozioni integrate – prosegue Vairo -: anche in piccoli villaggi le piccole realtà possono mettersi insieme creando effetti rilevanti”.
Ma perché due italiani vanno in Spagna per fare una startup che risponde a un'esigenza strutturale del nostro Paese? “Non è stata una scelta precisa, le coincidenze della vita ci hanno portato in Spagna già prima che nascesse Localler”, spiega Vairo. Il quale prosegue in maniera impietosa: “Certo è che, con il senno di poi, in Italia non avremmo mai realizzato tutto questo in poco più di un anno. A Barcellona c'è un sistema per le startup che ha saputo scommettere sulla nostra idea: abbiamo ottenuto un finanziamento a fondo perduto pari al 20%, il resto è coperto da seed capital. Il passo successivo, se tutto va bene, è quello del vero e proprio capitale di rischio”. In Italia questo tipo di scommesse sono più complesse. E rare…

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