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Ecco Artik: Samsung entra in campo nell'Internet delle cose. Anche Arduino fra i suoi “alleati”

Preannunciata da giorni, ieri a San Francisco in occasione della rassegna Internet of Things World, la nuova offensiva del gigante coreano nel mondo interconnesso è diventata realtà. Samsung ha infatti presentato Artik, nome di battesimo della piattaforma che offrirà agli sviluppatori (e alle aziende) sia l'hardware (i chip) sia il software necessario (compreso l'ambiente SmartThings Open Cloud) per la creazione di apparecchiature e dispositivi dedicati all'IoT. Si tratta in concreto di micro schede elettroniche, pronte per essere facilmente configurate e per connettersi a Internet, sulle quali sono montati processori, chip di comunicazione, sensori e altri componenti per “regalare” intelligenza alle cose.

Parliamo cioè di un'architettura, anzi di un ecosistema, da cui partire per dare vita a una moltitudine di oggetti connessi, dai semplici tracciatori ai droni passando naturalmente per gli hub (i cervelli pensanti) delle smart home. È un passo in avanti, e assai deciso, quello di Samsung. E per tanti motivi. Uno di questi è il guanto di sfida che il produttore asiatico lancia in direzione dei “chip maker” a stelle e strisce, a cominciare da Intel, anch'essi molto impegnati a marcare il terreno in un mercato (quello dell'Internet delle cose) dalle potenzialità enormi.

Sul palco del Moscone Center, ad annunciare Artik, si è presentato Young Sohn, presidente di Samsung Electronics, e cioè il manager che sta guidando la strategia della casa coreana nell'Iot, decollata lo scorso agosto dalla Silicon Valley con l'acquisizione della startup SmartThings, la cui tecnologia per pilotare gli elettrodomestici dallo smartphone è attualmente utilizzata da poco meno di 20mila diversi modelli di device e supporta qualcosa come 30mila app mobili. L'idea di Samsung, in buona sostanza, è quella di far convergere in un'unica piattaforma capacità di elaborazione e comunicazione, al fine di velocizzare il go to market dei nuovi prodotti.

In questa prima fase, Artik si presenta in tre diverse versioni (1, 5 e 10). La prima, dalle dimensioni di una coccinella (12 x 12 mm) e costi nell'ordine dei 10 dollari, si fregia di un sensore di movimento a 9 assi e troverà applicazione a bordo degli smartwatch. La seconda opera con un processore dual core da 1GHz e l'utilizzo previsto è nell'ambito della domotica, dei dispositivi indossabili e dei droni. Artik 10, la più grande delle tre schede, ha le dimensioni di due francobolli affiancati e promette le funzionalità di un apparecchio mobile di fascia medio alta: chip a otto cervelli, connettività Bluetooth, WiFi e ZigBee, 16 Gbyte di memoria interna e codifica/decodifica video a 1080p. Costerà meno di 100 dollari e lavorerà nel corpo dei sistemi di gestione delle smart home e degli apparecchi domestici.
Un'ultima nota di colore che ci interessa da vicino: i componenti Artik sono già certificati per Arduino, e in particolare per il cosiddetto Software Development Environment (Ide) della società di Ivrea. A darne conferma, esaltando le opportunità che si aprono per la community di programmatori “di creare qualcosa di rivoluzionario nel campo dell'Internet of Things”, è stato, direttamente dagli Usa, Massimo Banzi.

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