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Dossier La svolta è ancora lontana. Imprese poco attive sull'innovazione

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    Dossier | N. 16 articoliInnovazione e nuove tecnologie al servizio delle aziende

    La svolta è ancora lontana. Imprese poco attive sull'innovazione

    Il gap dell'Italia rispetto al resto del mondo avanzato è evidente in molti aspetti della “densità digitale” misurata da Accenture, e cioè quanto le nuove tecnologie vanno ad impattare sulle performance economiche di un settore o di un'intera nazione. Dove sono gli ostacoli da superare?

    Il Belpaese è in ritardo. Il gap italiano rispetto al resto del mondo avanzato è evidente in molti aspetti di quella che Accenture, in uno studio redatto in collaborazione con Oxford Economics, chiama “densità digitale”. Di cosa stiamo parlando? Di un indice, il “Digital Density and Productivity” per l'appunto, che misura come le nuove tecnologie vanno ad impattare sulle performance economiche di un settore o di un'intera nazione. Le virtù di un Paese, la sua mentalità digitale, sono scientificamente misurabili attraverso diversi parametri di valutazione (18 nel complesso). Il deficit tricolore è inesorabilmente evidenziato nei benchmark relativi a cinque diverse industrie messe sotto osservazione. Nel campo dei servizi finanziari, fra i più ricettivi all'uso delle tecnologie digitali a supporto dei processi operativi, l'Italia arriva a un punteggio di 31,9 (poco sotto la Francia) al cospetto delle eccellenze rappresentate da Olanda e Svezia, che toccano rispettivamente quota 60 e 52,3. Molto simile lo scenario relativo alle comunicazioni, il settore a più elevata densità digitale a livello europeo: lo score italiano si ferma a 32,5, quello olandese arriva a 65,6.

    L'Italia è quindi fanalino di coda anche nel retail (26,8 il suo punteggio rispetto al 53,4 della capofila Olanda), nonostante i positivi parametri esibiti in fatto di acquisti online e di collaborazione interaziendale, e nei beni di consumo, settore che rispecchia la situazione già vista nel campo delle vendite al dettaglio (23,8 il punteggio ottenuto nell'Index, rispetto al 49,9 olandese). Belpaese da maglia nera, infine, anche nel comparto utilities, dove a pesare in negativo è l'ancora limitata digitalizzazione dei processi amministrativi in ambito pubblico. Lo score di 30,1 ci avvicina alla Francia ma siamo lontanissimi dal 59,6 olandese, che rappresenta anche in questo campo la “best pratice” cui fare riferimento.

    Il difetto di scarsa “mentalità digitale” può essere inoltre osservato attraverso alcuni specifici parametri all'interno delle aziende. Un'indagine della stessa Accenture ha rilevato come, nel 2014, solo il 14% dei dirigenti italiani (rispetto a una media globale del 37%) abbia confermato di gestire oltre la metà del proprio business con le nuove tecnologie. Il Global Competitiveness Report 2014 a firma del World Economic Forum (Wef) collocava invece il Belpaese in fondo alla graduatoria delle economie europee per ciò che concerne il livello di assorbimento delle nuove tecnologie da parte delle imprese e nelle posizioni di retroguardia in termini di capacità di innovazione. Nella Penisola, questo l'assunto, non ci sono le condizioni ideali per accelerare sul fronte della digitalizzazione e gli effetti sono evidenti. La dura realtà ci dice che, per la maggior parte dei parametri oggetto di studio, compreso quello delle competenze, le imprese italiane sono meno digitalizzate di quelle europee.

    La tendenza a investire in ricerca e sviluppo è un'altra faccia della questione. Tolto il comparto delle telecomunicazioni, i cui indici sono al di sopra della media, i budget destinati alla voce R&D dalle imprese italiane rimangono, in percentuale sul Pil, i più bassi (siamo all'1,4%) rispetto a Germania, Francia, Regno Unito e Spagna nell'ordine. E c'è infine un'ultima contraddizione di fondo, messa a nudo dall'Accenture Global Agenda 2014. Le nostre imprese riconoscono infatti la necessità di un cambiamento, ma non sono più di tanto ottimiste al riguardo. La consapevolezza circa l'importanza del digitale nelle strategie aziendali è forte ma nessun manager italiano si è espresso per “una completa trasformazione” (e solo il 37% per “un cambiamento significativo”) del proprio settore di competenza ad opera delle tecnologie. Peggio dell'Italia, fra i Paesi oggetto di studio, si era dimostrata solo la Spagna.

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