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L’acceleratore del Cern si risveglia: collisioni record per…

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GINEVRA ENTRA NELLA FASE 2

L’acceleratore del Cern si risveglia: collisioni record per scoprire cosa c’è oltre la fisica che conosciamo

I quattro giganti di Ginevra sono tornati oggi al lavoro, obiettivo scoprire cosa c'è oltre le colonne d'Ercole delle attuali, sudatissime leggi fisiche. ATLAS, CMS, ALICE e LHCb sono gli strumenti che, piazzati nei punti strategici dell'anello di 27 km del Large Hadron Collider , LHC, il superacceleratore di particelle elementari del CERN di Ginevra, servono a raccogliere le valanghe di dati che provengono dagli urti tanto microscopici quanto violenti. E violenti questa volta, e per i prossimi 36 mesi, lo saranno davvero, come non mai sulla Terra, come avviene solo nel cuore delle stelle come il nostro Sole.

Rimesso a nuovo dopo il lungo “Run1” del 2012, che portò alla tanto attesa scoperta del bosone di Higgs, ora LHC porta queste minuscole entità, nel caso i protoni, a energie mai prodotte prima, per i tecnici 13 Tev, ossia miliardi di elettronvolt. Viaggiano quasi alla velocità delle luce entro l'acceleratore e quando hanno raggiunto l'energia giusta vengono fatti scontrare, come due pattuglie di aerei mandate in modo folle una contro l'altra a scontrarsi per vedere, dai resti del tremendo impatto, di che velivoli si trattava veramente.
Questa volta i protoni, fra le particelle elementari fondamentali di ogni atomo di ogni elemento, si distruggeranno in un modo che nessuno può prevedere né sa, saranno in pratica dei grandi e potenti fari che illumineranno un mondo del tutto sconosciuto, per capire cosa c'è oltre la fisica che conosciamo e che, al momento funziona molto bene. E questa è la ricerca di base in senso più stretto: cercare nell'ignoto per capirlo e farlo diventare conoscenza.

Lo strumento è quanto di più complesso si possa immaginare: 27 chilometri di anello chiuso in cui particelle infinitesime volano letteralmente in gruppi che pensiamo come ciclisti al Giro, ma che hanno dimensioni in confronto delle quali un capello diventa una montagna come il Cervino. Guidate la millesimo di millesimo di millimetro entro questo gigantesco tubo trovano, ai quattro angoli, diciamo così, strumenti di acquisizione grandi come un condominio di molti piani. ALICE per esempio è alto 16 metri e profondo una ventina, in sostanza è un magnete, un gigantesco magnete, che serve per catturare quel che resta degli scontri di queste particelle che conosciamo bene. Non è una contraddizione, a queste energie nessuno sa che cosa succederà e che cosa apparirà come prodotto dell'urto: nuove particelle sconosciute, antimateria o la famosa, “materia oscura” che pare componga il 20% almeno del nostro Universo, quando la materia “visibile” ne compone appena il 4% .

I fisici a Ginevra, ce ne sono migliaia di cui 1500 italiani coordinati in gran parte dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sono entusiasti, si aspettano grandi cose, grandi scoperte, quello che si percepisce è l'ansia, positiva, di chi sta per entrare in una foresta del tutto inesplorata e che non sa neppure da cosa sia formata, da quali alberi, se alberi ci sono, da quali animali, se animali ci saranno.

“Gli scienziati sono abituati a lavorare ai confini della conoscenza, i fisici lo sanno bene, soprattutto dopo aver messo le mani, alla fine di una caccia durata mezzo secolo, sull'ormai famoso bosone di Higgs: una scoperta che, lungi dal rappresentare un punto di arrivo per la fisica moderna, è piuttosto uno stargate, un vero e proprio portale verso la Nuova Fisica, oltre il cosiddetto Modello Standard” dice Fernando Ferroni, Presidente di Infn.
Mentre per Paolo Giubellino, ricercatore INFN che coordina l'intera collaborazione dell'esperimento ALICE, lo strumento è pronto al meglio, con nuovi rivelatori, nuovi sistemi di registrazione dell'imponente quantità di dati prodotta ogni secondo di funzionamento.

L'entusiasmo per la scoperta è tipico dei bambini, ma è anche degli scienziati in quelle occasioni in cui si trovano di fronte all'ignoto coi mezzi per esplorarlo. A Ginevra si va a energie mai viste nella speranze che in questi urti, simili probabilmente a quelli che ci furono nei primi momenti del ‘Universo, durante il Big Bang. Una specie di macchina del tempo che ci riporterà indietro di 13 miliardi di anni.

A che serve a chi non basta la sfida della conoscenza, che da sempre distingue la specie dell'Homo Sapiens, val la pena di ricordare per esempio le scoperte della fisica trasportate pari pari alla medicina, dai vecchi e sempre utilissimi raggi X alla Tac e Pet e avanti fino alle centinaia di micro acceleratori di particelle che negli ospedali cercano di allungare la vita dei malati di cancro, polverizzando le cellule malate.

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