Siamo nell'era della “seamless integration” e della “content connectivity”, di ambienti in cui i dati girano e i contenuti vengono creati, distribuiti e condivisi senza soluzione di continuità. I Cio sono quindi di fronte a nuove sfide da vincere ma anche a grandi opportunità: serve quindi un'innovazione di approccio per cavalcare una fase di profonda trasformazione. Per le aziende è scoccata l'ultima chiamata per mettere mano ai propri sistemi informativi, ai propri data center, alla propria infrastruttura hardware e software. E ai propri processi. Le organizzazioni che non si adegueranno al cambiamento dei modelli di business, dei modelli operativi e dei modelli organizzativi rischieranno di perdere il treno.
Questa almeno la visione di HP, che in occasione dell'ultima edizione della propria convention internazionale Discover (l'ultima prima della separazione in due distinte società) ha coniato un nuovo slogan per spiegare la sua filosofia di “nuovo stile dell'It” professata da alcuni anni: “Transform, protect, empower, enable”. Un nuovo appello al cambiamento, dunque, che deve portare le aziende verso l'adozione di soluzioni tecnologiche per rispondere adeguatamente all'esponenziale crescita dei dati e all'esigenza di maggiore velocità di esecuzione dei processi.
“Viviamo in un mondo digitale, in cui la tecnologia sta modificando quotidianamente le nostre esperienze come utenti e professionisti”, dice Stefano Venturi, Amministratore Delegato del Gruppo HP in Italia e Corporate VP di HP. “Le opportunità offerte da cloud, Big Data, security e mobility si traducono in un cambio di paradigma disruptive per tutti i settori, con una rapidità e un'accelerazione mai accadute prima. Oggi le organizzazioni di ogni dimensione possono tradurre in tempi rapidissimi un'idea in un nuovo prodotto o servizio, ovvero in un'esperienza migliore per i propri clienti. Possiamo parlare di idea economy, in cui la chiave del successo dipende dalla velocità con la quale si trasforma un'idea innovativa in valore concreto, prima che possano farlo i competitor”.
Il ruolo del vendor tecnologico, in tal senso, diventa vitale nell'accelerare l'innovazione in aree tecnologiche chiave. “Perseguire il concetto di economia delle idee – spiega ancora Venturi - richiede un nuovo stile di business abilitato da un nuovo stile dell'It, che deve realmente trasformarsi in un creatore di valore, migliorando efficienza e costi dell'informatica tradizionale, garantendo agilità tecnologica anche attraverso infrastrutture aperte e flessibili e generando in parallelo i risultati richiesti dal business”.
L'innovazione, nella visione di HP, si può dunque fare e si deve fare soprattutto a livello di infrastruttura (software e hardware, con i servizi a fare da connettore ideale fra questi due mondi) sposando il concetto di “It moderna”, di un nuovo stile dell'It per l'appunto e che si fonda sul paradigma as a service (e quindi il cloud). Un'It che riduce, in buona sostanza, la complessità delle operation aziendali, avvicinando sempre di più le capacità della tecnologia alle logiche di business, aumentando la flessibilità a livello di processi e abbassando, o meglio ottimizzando, i costi dell'It.
L'informatica di ieri non c'è più, insomma, serve migrare in fretta a un'It evoluta affidandosi a un'infrastruttura convergente, tarata e gestita su misura e rivolta ai nuovi paradigmi (il software defined data center, fra questi) per supportare le nuove dinamiche che impone il mondo digitale, dai social media al Byod per arrivare all'Internet delle cose. Fra i tanti annunci del Discover spicca per esempio l'aggiornamento della famiglia di apparati di storage a tecnologia flash 3Par StoreServ, componenti fisici che contribuiscono ad accelerare il modello “It-as-a-Service” e la migrazione al cloud ibrido.
L'idea di fondo (di HP) è quella di convincere le aziende ad adottare un “framework” standardizzato per il cloud ibrido magari a partire dai server già presenti nel proprio parco macchine, e poi ad associarvi i servizi di cloud pubblico di diversi fornitori. Una piattaforma (quella appena lanciata dalla società californiana si chiama CloudSystem 9.0), che in altre parole permette di realizzare un private cloud collegato a quello pubblico, da cui (e verso cui) i carichi di lavoro possono essere facilmente spostati in pochi click.
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