Sono settimane nere per Uber. La startup californiana madre dell'omonima App che mette in contatto autisti e passeggeri per un trasporto condiviso - sentenza dopo sentenza, Paese dopo Paese - sta subendo pesanti limitazioni. L'ultima è di qualche ora fa e arriva da Parigi, dove il servizio UberPop è stato sospeso. Stavolta non c'è un giudice di mezzo. O almeno non ancora. Sono stati gli stessi dirigenti transalpini della società con sede a San Francisco a scegliere di sospendere il sevizio a partire da oggi. Una decisione che arriva a poco più di un mese da quella che sarà la sentenza del Consiglio costituzionale prevista per settembre, e che di fatto sembra voler chetare le acque agitatissime di questa settimana. Tre giorni fa, infatti, dopo la violenta protesta dei tassisti francesi, i due dirigenti di punta di Uber in Francia, Pierre-Dimitri Gore-Coty e Thibault Simphal erano stati fermati dalla polizia. E oggi, proprio Simphal ha espresso al quotidiano Le Monde tutte le sue preoccupazioni: «Sospendiamo il servizio in modo preventivo perché vogliamo tutelare la sicurezza dei nostri autisti».
Il clima attorno a Uber, insomma, resta rovente. E non è solo un fatto francese. Il fronte europeo si allarga a macchia d'olio. UberPop, giova ricordarlo, il 26 maggio scorso è stato bloccato anche in Italia con una sentenza emanata dal tribunale di Milano. Ma anche in Germania, Spagna, Olanda e Belgio il servizio è sospeso per decisioni dei tribunali locali. E qualche settimana fa una nuova grana è scoppiata anche in California, dove un giudice ha chiesto che la startup inquadri i suoi autisti come dipendenti e non come liberi professionisti.
Da questa vicenda, comunque, emergono tutti i limiti di un servizio che affonda le radici nella sharing economy e che poi esplode nell'economia tradizionale. Le accuse più ricorrenti sono quelle relative alla concorrenza sleale. Gli autisti UberPop sono comuni cittadini che rispondono a una serie di requisiti piuttosto banali (patente di guida da almeno 3 anni, auto intestata e immatricolata non più di 8 anni fa, di dimensioni medie o grandi con almeno 4 posti e in ottime condizioni, assicurazione anche per i passeggeri ecc.). In sostanza, più o meno chiunque può farlo. Gli autisti vengono pagati come prestatori d'opera e i loro compensi arrivano sotto forma di “rimborso spese”, quindi non sono tassabili. Un quadro che, tecnologia a parte, si espone a una linea di fuoco abbastanza prevedibile. Senza UberPop, tuttavia, Uber rischia di sgretolarsi, perché è proprio questo servizio (più che Uber Black) ad aver accelerato l'esplosione di una delle startup di maggior valore al mondo. Serve una regolamentazione al passo coi tempi, anche per il bene di Uber.
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