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UberPop, la sospensione è definitiva: servizio vietato in tutta…

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la app per il trasporto privato

UberPop, la sospensione è definitiva: servizio vietato in tutta Italia

Il 26 maggio scorso il tribunale di Milano sospese in modo temporaneo il servizio UberPop, scatenando una eco mediatica fortissima e numerose polemiche fra favorevoli e contrari all'utilizzo della celebre App californiana. Tuttavia, da San Francisco nutrivano ancora qualche speranza. Il servizio venne bloccato allo scadere del quindicesimo giorno (e cioè dal 10 giugno), come imposto dal giudice. Ma i legali di Uber prepararono un folto incartamento difensivo in vista del ricorso. Qualche ora fa il risultato: ricorso respinto e stop definitivo al servizio che trasforma chiunque in tassista. Una doccia fredda notevole, sia per la società che per i driver non professionisti.

Il tribunale di Milano non ha ritenuto valide le motivazioni difensive presentate da Uber, e ha chiuso la pratica affossando il servizio che, secondo i giudici ha almeno tre falle fondamentali: «Aumenta il traffico, non garantisce la sicurezza e approfitta della fiducia dei giovani». Parole forti, quelle usate nella sentenza odierna. Per il tribunale milanese Uberpop non serve «a limitare in alcun modo l'inquinamento o la concentrazione del traffico» poiché in «mancanza di Uber» l'utente che usa la App prenderebbe «mezzi di trasporto pubblico di linea» e non taxi. Nel mirino anche il sistema dei prezzi. Per i giudici, Uber non ha «regole predeterminate e trasparenti ed anche questo elemento non va certo a vantaggio dei consumatori». Il collegio giudicante, presieduto da Marina Tavassi, all'interno della sentenza si è detto anche sorpreso che «alcune Associazioni di consumatori siano intervenute a sostegno del reclamo proposto da Uber ipotizzando che tale servizio possa valere a ridurre l'inquinamento della città o il livello del traffico».

Limitazioni anche ad UberBlack
Nella mattinata di oggi Uber aveva dovuto far fronte a un'altra tegola, relativa però al servizio UberBlack, quello che prevede l'auto con conducente professionista. Un'altra sentenza del tribunale di Milano ha di fatto etichettato il servizio come «abusivo» e «in concorrenza sleale» nei confronti dei taxi. La motivazione sta tutta nel luogo di partenza dell'auto, che per i giudici deve essere in un garage e non per strada al momento della richiesta del cliente. La decisione del tribunale è giunta a due anni di distanza da un caso registrato dalla polizia locale di Milano che registro l'attività di un autista Uber Black. Per i giudici, in sostanza, un iPhone non può essere considerato un autorimessa: «Il sistema di noleggio con conducente – secondo il giudice del Tribunale civile di Milano Anna Cattaneo - nelle città in cui è operativo il servizio di taxi non può effettuarsi con le modalità della applicazione introdotta da Uber, che lo assimila al servizio di radio-taxi». Per gli autisti di Uber Black, dunque, ora sono obbligatori partenza in garage e ritorno in garage. Finita qui? Neanche per sogno.

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