Gli operatori stanno accelerando sugli investimenti in fibra ottica, dimostrando finalmente di crederci, dopo anni di stasi, in cui l'Italia ha accumulato ritardi rispetto al resto d'Europa in copertura delle reti. Lo sblocco degli investimenti in fibra è avvenuto nel 2013, ma c'è stata una progressione nel 2014 e, ancora, nel 2015, da parte di Telecom Italia, Vodafone e Fastweb. Hanno via via rilanciato sugli investimenti, infatti, rispetto a quanto annunciato in precedenza.
L'ultimo annuncio è di Telecom Italia, che da qui al 2017 punterà 700 milioni di euro sulla fibra ottica nelle case di 40 città (200 milioni in più rispetto a precedenti annunci). A questo si sommano circa 3 miliardi di euro di investimenti in fibra ottica fino agli armadi, in 600 città, pari al 75 per cento della popolazione, entro il 2017. Ad oggi Telecom copre quasi 200 città con la fibra ottica fino agli armadi (velocità di 30/3 Megabit; 50/10 Megabit con un sovrapprezzo di 5 euro al mese). Gli altri operatori stanno coprendo le stesse città di Telecom, ma in numero inferiore. Ergo i piani degli operatori definiscono zone dell'Italia con due-tre reti o persino quattro (considerando anche l'intervento di Metroweb, ancora però non ben definito) e altre che interessano solo Telecom Italia. Il tutto al netto del piano banda ultra larga governativo che sarà complementare a questi piani.
Nel dettaglio: Fastweb è in circa 70 città, avendo rilanciato di recente gli investimenti; punta a quota 100 per il 2016 (ed è quindi avanti sulla roadmap). Le nuove coperture sono con fibra ottica fino agli armadi (offerta a 20/10 o, con 5 euro al mese di sovrapprezzo, 100/10 Megabit, con velocità reale intorno ai 75 Megabit, a quanto dichiara l'operatore). Fastweb ha una rete storica con vecchia tecnologia fibra ottica nelle case (10/10 Megabit o 100/10 Megabit) in sette città (2 milioni di unità abitative), che non intende ampliare.
L'investimento previsto è di 500 milioni di euro (al 2016), di cui 100 milioni per potenziare la velocità fibra ottica fino agli armadi, fino a 500 Megabit. Su questi sviluppi, Fastweb ha avviato una sperimentazione tecnica congiunta con Telecom.
Vodafone è in 60 città, con fibra ottica fino agli armadi, e punta a quota 150 nel 2016. Offre 100/20 Megabit. In più, utilizza le reti di Metroweb (Milano e Bologna, a 300/20 Megabit) e di Telecom Italia. Anche Wind è su rete Metroweb. Quest'ultima rete, presente a Milano e Bologna, dovrebbe espandersi ancora (prossima città certa è Torino). Annunci (per ora informali) parlano di future coperture in 500-600 città.
Solo Telecom Italia ha quindi un piano formale di copertura con fibra ottica nelle case. Metroweb può contare però sull'appoggio di Cassa depositi e prestiti (che è nell'azionariato; Franco Bassanini è presidente di entrambe le società).
Di recente, inoltre, Wind, Vodafone e i due soci di Metroweb, il fondo F2i e quello Fsi controllato dalla Cassa Depositi e prestiti, hanno firmato una lettera di intenti comune per investire in banda ultra larga attraverso il piano governativo. L'intenzione di questa alleanza sembra quindi quella di avanzare grazie ai fondi pubblici- che però dovranno andare a gara- e non con propri piani commerciali. Non è chiaro se Metroweb farà propri investimenti svincolati dal piano governativo (mentre Vodafone, come detto, intende farli).
Restano insomma alcune incognite sul piatto, come notano vari esperti, tra cui Cristoforo Morandini, analista di E&Y. Le principali: «quanto saranno estesi gli investimenti fibra ottica nelle case? Quali saranno le conseguenze della sovrapposizione di coperture fibra ottica fino agli armadi?», dice Morandini.
Il primo punto troverà chiarimento forse solo con il piano banda ultra larga governativo. Il secondo è una questione aperta: «gli operatori sono ora spinti dalla necessità di investire tutti in fibra, per dare una svolta la mercato, ma non riescono a farlo in accordo. Mettono così a forte rischio la sostenibilità dell'investimento, a causa della sovrapposizione», aggiunge Morandini.
Una situazione che minaccia anche di tagliare il respiro alle capacità di investimento degli operatori, oltre il 2017. Ricordiamo infatti che gli obiettivi europei guardano al 2020 (idem il piano banda ultra larga), ma l'ultimo triennio è ancora avvolto nella nebbia, quanto a effettivo impegno degli operatori.
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