«La letteratura ormai è concorde: lo sviluppo della banda larga va di pari passo con la crescita del Pil e dell'occupazione». Francesco Sacco, docente alla Bocconi, è uno dei massimi esperti di banda larga in Italia. Il primo aspetto notevole quindi è che la banda larga, man mano che si diffonde, fa crescere non solo il Prodotto interno lordo, ma anche l'occupazione.
Una correlazione non scontata, di questi tempi, all'uscita dalla crisi. Non solo: anche se secondo gli studi, lo sviluppo socio-economico maggiore c'è nel passaggio da digital divide puro a una banda larga minima (almeno 2 Megabit, in base ai parametri della Commissione europea), si può apprezzare anche un beneficio associato ai successivi livelli di velocità. Persino, ci sono le prime evidenze dei vantaggi, sul Pil, per la presenza di connessioni a un Gigabit al secondo.
Storico e ancora attuale lo studio della Banca Mondiale del 2010. Nei Paesi a reddito medio basso, ogni aumento di 10 punti percentuali nella penetrazione accelera la crescita economica di 1,38 punti percentuali. Il valore è più alto rispetto ai Paesi con reddito alto. C'è quindi la conferma del ruolo di “sblocco” dell'economia da parte della banda larga e si fuga il sospetto che il rapporto tra banda larga e crescita economica sia di causa-effetto e non solo una correlazione (dato che i Paesi già di per sé più ricchi investono di più in banda larga).
Lo stimolo esercitato dalla banda larga è molto più potente di quello di altri servizi di telecomunicazione (come le chiamate cellulari). Già lo studio della Banda Mondiale suggeriva di sviluppare assieme domanda e offerta di banda larga. Una idea che l'Italia ha fatto propria solo molto di recente, con il piano governativo banda ultra larga (per molti anni non ci sono stati incentivi agli abbonamenti). La Banca mondiale cita anche uno studio di McKinsey, secondo cui un aumento del 10% nella penetrazione della banda larga tra le famiglie produce un aumento del Pil di una nazione compreso tra lo 0,1 e l'1,4%. Booz & Company ha rilevato che un aumento del 10% della penetrazione della banda larga porta una crescita dell'1,5% della produttività lavorativa nei successivi cinque anni.
Secondo McKinsey, se la penetrazione della banda larga nei mercati emergenti arrivasse ai livelli dei Paesi dell'Europa occidentale si potrebbero aggiungere 300-420 miliardi di dollari di Pil e 0-14 milioni di posti di lavoro. Tenendo conto che la penetrazione banda larga italiana è agli ultimi posti in Europa, quindi ben lontana dai parametri dell'Europa Occidentale, forse potrebbe considerare valida anche per noi, questa stima.
Altri studi conducono alle stesse evidenze. Secondo uno di Micus, per conto della Commissione europea, la banda larga aumenta la produttività oraria del 5 per cento nel manifatturiero e del 10 per cento nei servizi. L'impatto stimato 2006-2015 è di 1,076 milioni di posti di lavoro creati e di 849 miliardi di euro.
Ci sono altri studi (citati dall'Itu) per singoli Paesi, per esempio Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito, a confermare la crescita di posti di valoro di pari passo con lo sviluppo della banda larga.
«Il concetto di banda larga è in evoluzione. Ben presto la Commissione europea considera i 30 Megabit come livello base, al posto i 2 Megabit», ricorda Maurizio Dècina, professore emerito del Politecnico di Milano e uno dei padri della internet italiana.
Ne può derivare che, per continuare a crescere in occupazione e Pil, i Paesi dovranno passare alla banda ultra larga. Considerato che la competizione viaggia a livello internazionale e gli altri Paesi stanno già facendo questo passo, tenere il passo sulle nuove reti può essere persino necessario per non perdere occupazione e Pil. È un'idea ormai recepita già da tempo dalla Commissione europea e ora dal Governo italiano, come si vede dal recente piano banda ultra larga. Non ci sono ancora evidenze significative sul vantaggio di passare da 2-20 Megabit (Adsl) a 30-100 Megabit (fibra ottica). È significativo che nella pagina dedicata “all'High Speed Broadband”, quindi banda ultra larga, la Commissione citi i classici benefici calcolati sulla banda larga.
Le prime risultanze però si possono trovare in uno studio del Ftth Council e in uno di Cisco, su connessioni a 1 Gigabit, quindi persino superiori a quelle su cui ora lavora l'Italia. Il primo studio calcola un conseguente aumento dell'1,1 per cento del Pil. Il secondo stima invece un valore di crescita tra l'1,1 e il 3,5 per cento e uno sviluppo dell'occupazione dell'1,1 per cento.
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