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Parla il capo di Google Maps: il futuro passa da open data e machine…

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L’INTERVISTA

Parla il capo di Google Maps: il futuro passa da open data e machine learning

“Google Maps è un libraio e come tale non scrive libri ma li organizza e li rende facilmente reperibili negli enormi scaffali di una vasta biblioteca. Da buon libraio archivia informazioni in continuazione e, all’occorrenza, ridimensiona gli scaffali creando nuovi indici e nuove categorie letterarie”. Queste sono le parole con cui Ed Parsons, Geospatial Technologist di Big G, a capo di Google Maps, spiega la filosofia del progetto Google Maps, parte integrante di Gulliver, un viaggio itinerante ogni anno in una città diversa con cui l’azienda presenta il proprio pacchetto di applicazioni utili ai viaggiatori per pianificare spostamenti e vivere al meglio i soggiorni all’estero. Quest’anno tocca a Roma, dove incontriamo il manager.

Questione di visualizzazione
Il flusso di informazioni che Google deve rendere visibili sulle mappe è enorme e non conosce sosta. La sfida vera è quella di riuscire a posizionarle tutte e ciò può essere risolto a strati. Vengono visualizzate le informazioni più rilevanti – spiega Ed Parsons – «agli utenti il compito di cercare quelle che ritengono necessarie, con ricerche specifiche oppure dichiarando i loro interessi. Ciò permette alle mappe di vestire più abiti e di renderle nel contempo dettagliate, generali ma mai ‘semplicemente mappe’ ». Parsons è convinto che le mappe sono il miglior metodo di visualizzazione e questo vale per tutte le informazioni che possono essere rilasciate agli utenti così come altri tipi di rappresentazione, che coprono anche il data journalism e le rilevazioni di dati in genere, come dimostra questa mappa, relativa al numero di utenti internet per paese, creata sovrapponendo alle mappe di Google i dati presi dal sito data.worldbank.org.

Big data e Open data
Un fiume continuo di informazioni che devono essere filtrate, organizzate e restituite agli utenti. I team di Google Maps, dislocati ovunque Big G ha una sede, hanno questo come scopo primario. La parte cartografica è solo la fine, il risultato visibile di un lavoro imponente. Un processo aziendale perpetuo, al pari di uno produttivo, svolto sapendo che ogni obiettivo funge solo da servizio all’obiettivo successivo. I dati sono aperti perché di tutti, poiché sono gli utenti a generarli senza soluzione di continuità. E si parla di una mole di dati difficilmente concepibile che da’ un senso alle viste aeree così come a quelle che, a colpi di zoom, portano all’angolo di una strada.

Confini
I confini dell’India visibili dagli utenti italiani sono diversi da quelli visibili dagli utenti di diversi Paesi asiatici, questo per questioni geo-politiche. Con questo esempio il padre putativo di Google Maps aggiunge un tassello al mosaico delle difficoltà. Nel 2010, ad ulteriore esempio, i militari nicaraguensi sono intervenuti sul confine per difendere un errore compiuto da Big G; il ritiro delle truppe è avvenuto solo a sbavatura corretta.  

Privacy
La questione della privacy è affrontata secondo un approccio pragmatico che Ed Parsons spiega così: «a casa nostra ci comportiamo in un modo, quando siamo in pubblico in un altro. Da padre di due figli voglio proteggere loro e me, se questo serve a garantire la sicurezza della mia famiglia. Così vogliamo mettere gli utenti in condizione di condividere solo un certo tipo di informazioni o di condividerle solo con un certo numero di persone o, infine, di non condividerle affatto».

Monetizzazione
La pubblicità è l’anima di Google che conta sugli inserzionisti e le mappe sono chiamate a rispettare questo modello di business. Su questo Ed Parsons e il suo team stanno lavorando molto, fino a permettere agli esercizi di comunicare la disponibilità dei prodotti che gli utenti stanno cercando, così si crea un livello di presenza pubblicitaria a più strati. Non conta solo il negozio più vicino ma quello più vicino che è in grado di soddisfare i nostri desideri; allo stesso modo se si viaggia con la famiglia si potrà scegliere il ristorante più adatto ai bambini o farsi consigliare attività in linea con le condizioni meteo.

Terra, cielo e mare
Google non si impegna solo a mappare la Terra ma si spinge sotto il livello del mare e fuori dalla nostra atmosfera con i progetti Google Sky, Google Moon e con l’esplorazione degli oceani avviata nel quadro di Street View, propaggine di approfondimento tematico di Google Maps. Cielo e mare sono poco compatibili con l’advertising ma, secondo Ed Parsons, Google lo fa perché è molto interessante e perché è in grado di farlo. Mettere a disposizione informazioni «assume il ruolo di una missione che supera i concetti della mera vendita».

Il futuro
Non ci sono solo i Google Glass nel futuro delle mappe, ma un intenso lavoro per rilasciare informazioni su diverse piattaforme e device, che possono essere fatte al meglio solo analizzando, classificando e archiviando dati. E, alla luce di tutto questo, è evidente che Google accelererà sul machine learning, motore tra le altre cose anche delle mappe, per restituire agli utenti le informazioni più adatte al momento in cui le cercano, considerando la natura del viaggio, le condizioni meteo, il tempo a disposizione e, se si tratta di un gruppo di turisti, tenendo conto della presenza di bambini o persone con limitate capacità motorie.

Feedback
Per concludere Ed Parsons ricorda quanto sia importante «avere feedback dagli utenti al di là delle interazioni che avvengono in modo automatico quando, ad esempio, un utente fatica a seguire un tragitto consigliato dalle mappe o trova a stento i luoghi di destinazione».

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