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La città che non c’è è la più intelligente

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La città che non c’è è la più intelligente

Davvero ci vogliono convincere che l’Expo di Milano è stato un esempio virtuoso di smart city? Più che un esperimento di città intelligente è stato sicuramente un concentrato di sensori, display interattivi, analytics e tecnologie di rete che hanno monitorato, servito e studiato 20 milioni di visitatori. Dalle piattaforme in ottica Big Data al broadcasting di contenuti video in alta definizione attraverso la tecnologia Lte. Come dichiarato da Telecom, in quel di Rho-Fiera sono stati generati 700 Terabyte di dati su una rete realizzata ad hoc.

I totem hanno registrato 7,5 milioni di interazioni, il sito 60 milioni di visite. Le informazioni raccolte rappresentano davvero la base per progettare mobilità urbana e servizi al cittadino. Ma Expo non è una città. Nonostante dimensioni e affluenza resta un agglomerato sì urbano ma “in cattività”, una palestra per l’esercizio di tecnologie all’avanguardia. Le città, quelle vere, sono altro. Sono soggette a regole e norme che non contemplano le logiche dei Big Data. Come è emerso la settimana scorsa nel corso del convegno “Smart City, le nuove frontiere della società connessa” sono mancati in prima istanza i cittadini smart ma anche una cabina di regia in grado di coordinare e definire la sostanza e il significato della smart city.

In questi ultimi tre anni sette comuni su dieci di medie e grandi dimensioni hanno avviato almeno un progetto. Le sperimentazioni sono state quindi numerosissime e ogni esperienza, un po’ all’italiana, è a sè. Anche a livello europeo il capitolo “smart city” è spezzettato. A giugno c’erano ben sei direzioni generali. «Come in ogni ondata di innovazione - ha commentato Andrea Gumina, consigliere al ministero dello sviluppo economico - l'inizio è necessariamente tumultuoso. In Italia abbiamo assistito ad una serie di buone iniziative, promosse dalle amministrazioni centrali e dalle municipalità. Perché ora questi germogli esplicitino il loro contributo allo sviluppo del Paese, è necessario industrializzarli, e a tal fine è necessario migliorare la governance delle iniziative». La task force per le smart city dovrebbe nascere con questo spirito. Presto il sottosegretario di Stato Simona Vicari, che la presiede, annuncerà ufficialmente le linee guida che intendiamo adottare. Stiamo a vedere.

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