Se l'obiettivo di Apple Music è quello di diventare il vero outsider di Spotify, limitare il servizio ai device made in Cupertino è un autogol tremendo. Se non altro per un fatto di numeri, poiché dall'altra parte del recinto c'è un sistema operativo (Android) che gira su 1,4 miliardi di dispositivi al mondo. È lampante, allora, che in questo senso Apple abbia un estremo bisogno di guardare al di là dei propri prodotti. Ed è quello che ha fatto.
Da oggi, infatti, la app di Apple Music è disponibile anche nel Play Store di Google, pronta per essere scaricata dai possessori di un Android. Una mossa importante, probabilmente determinante, per il futuro del servizio musicale di Cupertino.
Per ora si tratta di una versione beta, e cioè con qualche minuzia in meno rispetto all'applicazione che gira sugli iPhone. Ma il servizio è identico, e anche i prezzi degli abbonamenti (prova gratuita per i primi 3 mesi, e poi due tipi di sottoscrizioni: quella classica a 9,99 euro e quella “family” a 14,99 euro, col quale è possibile agganciare fino a 6 account). Anche su Android, Apple Music si presenterà senza un abbonamento “free” con inserzioni pubblicitarie, in stile Spotify per intenderci. Ed è questa, probabilmente, la vera forza del competitor numero uno. La gratuità. Un campo nel quale Apple ha preferito non scendere.
Qualche settimana fa, Tim Cook ha svelato i primi dati su Apple Music: 15 milioni di utenti. Di questi, però, solo 6,5 milioni hanno sottoscritto un abbonamento a pagamento, mentre i rimanenti 8,5 milioni stanno ancora usufruendo dei tre mesi di prova. Numeri lontanissimi da Spotify, che con 75 milioni di utenti (più di 20 milioni con abbonamento a pagamento) è leader indiscusso del settore. Lo sbarco su Android di Apple Music, però, può cambiare veramente tanto, perché il servizio di Cupertino da oggi è disponibile per 1,4 miliardi di persone in più in tutto il mondo. Un bel banco di prova.
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