Riduzione dei consumi energetici del 16%, risparmi per le pubbliche amministrazioni di 1,7 miliardi di euro, diminuzione degli incidenti stradali mortali del 5,5%: sono i risultati raggiungibili, per l'Europa dei 28, attraverso un utilizzo efficiente degli “open data”. La trasparenza dei dati raccolti e prodotti dagli enti pubblici, il loro libero impiego (in modalità anche condivisa) promette dunque benefici la cui valenza è concretamente misurabile. Lo dicono due studi a firma della Commissione Europea, frutto di due diversi studi condotti da Capgemini Consulting (Creating Value through Open Data: Study on the Impact of Re-use of Public Data Resources) e Open Data Maturity in Europe 2015: Insights into the European state of play) e resi pubblici in occasione del lancio del lancio dell'European Open Data Portal.
La portata del fenomeno non è “disruptive” solo dal punto di vista concettuale ma anche da quello economico. Il mercato dei dati aperti, infatti, potrebbe nell'arco dei prossimi cinque anni sviluppare un giro d'affari di 325 miliardi di euro, legato in particolar modo alla creazione di posti di lavoro, al risparmio sui costi (il saving stimato per l'Italia è di 182 milioni di euro) e alla maggiore efficienza.
Nuovi posti di lavoro: comanda la Germania
Entrando nel merito dei due rapporti, che analizzano i 28 Paesi Ue più Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, si evidenzia come, già nel 2016, potrebbero concretizzarsi nel settore privato 75mila nuove assunzioni, destinate a salire a 100mila nel 2020. Calcolatrice alla mano parliamo di una crescita del 32% in cinque anni, con un tasso medio annuale di 7,3 punti. La Germania, con circa 18mila posti di lavoro, fa come sempre da locomotrice, seguita dal Regno Unito (16mila) e dalla Francia (poco più di 12mila). In quarta posizione insegue l'Italia, con quasi 9mila posizioni da occupare legate agli open data.
L'impatto sul Pil crescerà fino allo 0,5%
La Pubblica Amministrazione, ed è scontato che lo fosse, è il settore che maggiormente potrebbe beneficiare dall'adozione del modello “open”. Il valore stimato per la Pa è infatti di 22,1 miliardi di euro, più del doppio del giro d'affari attribuito al comparto industriale, (dieci miliardi), a quello del commercio e dei trasporti (9,9 miliardi), al settore immobiliare (9 miliardi) e a quello dei servizi professionali (8,3 miliardi). Non meno interessante è l'impatto degli open data sul Prodotto interno lordo. Nel 2005 era pari allo 0,23% del Pil di tutta l'area dei 28 Paesi Ue allargata, per un valore di 12,1 miliardi di euro; la proiezione 2015 lo eleva allo 0,35% e per 2020 si prevede un ulteriore salto in avanti fino allo 0,47%.
Europa a metà del cammino
Lo studio di Capgemini si appoggia a due indicatori chiave, la disponibilità delle informazioni e la maturità dei singoli portali centralizzati. Due indici che misurano nella sostanza la maturità delle politiche nazionali a sostegno degli open data e l'efficacia delle funzioni messe a disposizione dagli archivi informatici nazionali (un portale centralizzato è presente nell'87% dei Paesi europei). Ebbene l'Europa non è ancora arrivata a metà strada, avendo completato (come dato medio) il 44% del percorso verso la piena maturità. Esistono però grandi differenze tra i singoli Stati. Solo un terzo di questi, nello specifico, dimostra un comportamento virtuoso in quanto sta adottando solide politiche di sviluppo, norme per la gestione delle licenze e numerose iniziative per promuovere gli open data e il loro riutilizzo.
Oltre 240mila dataset a disposizione
Guardando al dettaglio dei singoli Paesi, la Spagna è stata la prima a lanciare un portale per i dati aperti, nel 2009, seguita un anno dopo da Slovenia e Regno Unito. L'Italia si è aggiunta all'elenco nel 2011, insieme a Belgio, Estonia, Francia, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo.
Dal rapporto di Capgemini sulla maturità degli open data apprendiamo inoltre che il numero di visitatori mensili varia dai poche centinaia (i 200 dell'Austria) a parecchie decine di migliaia (i 175mila del Regno Unito), con una media di quasi 23mila accessi. Sul portale europeo, nel complesso, sono caricati e liberamente disponibili al riutilizzo oltre 240mila dataset referenziati, provenienti da 34 Paesi del Vecchio Continente e divisi in 13 categorie di classificazione, che vanno dalla salute al trasporto, passando per istruzione, scienza e giustizia.
© Riproduzione riservata