Una startup che cresce diventa scale-up e poi se cresce ancora unicorno. Gli unicorni sono aziende innovative che hanno raggiunto la valutazione di almeno un miliardo di dollari. Gli unicorni sono piuttosto rari, l'osservatorio del World Street Journal ne conta 131, l'Economist in un recente articolo dal significativo titolo ‘gored' ('incornato') 144. Tra loro alcune hanno raggiunto lo status di decacorno. È il caso di Uber che vale oltre 50 miliardi di dollari, di Xiaomi (46) e AirBnb (25).
L'azienda europea che più si avvicina allo status di decacorno è la svedese Spotify con una valutazione di 8,5 miliardi di dollari. In generale gli unicorni made in Europe sono una minoranza rispetto a quelli nati un Usa e in Asia, tra loro Global Fashion Group (3,4) e Delivery Hero (3,1). Italiane: nessuna. Benché il concetto di unicorno sia controverso, molte unicorni hanno raccolto grandi investimenti e hanno milioni di utenti ma non sono ancora profittevoli e secondo alcuni osservatori lo status di unicorno è ormai perseguito in modo quasi ansioso perché consentirebbe di accedere più facilmente a ulteriori investimenti, resta comunque valida la dimostrazione che le startup che diventano scale-up prima e unicorni dopo lo possono fare solo se hanno una visione globale e se sbocciano in ecosistemi in grado di supportarne la crescita. Se in Italia ancora non è nata un'azienda unicorno è perché da un lato i tempi non sono forse ancora maturi, ma il resto del mondo intanto corre, e perché dall'altro l'approccio adottato fino a qui non è del tutto corretto.
Gli unicorni sono tutti sostenuti e finanziati da privati perché tendono a essere selettivi e quindi a puntare sui potenziali unicorno senza doversi preoccupare di erogare fondi in modo distribuito per accontentare più persone e aziende possibili come invece tendono a fare gli investitori pubblici con i soldi dei contribuenti. Servono poi investitori che abbiano non solo i soldi per gli investimenti seed ma anche accesso al capitale per sostenere lo sviluppo, perché altrimenti le aspiranti scale-up devono andare a cercare questi soldi all'estero. Ciò non è un male, anzi è quasi inevitabile perché a certi livelli di investimento i capitali si trovano solo nelle grandi piazze finanziarie globali. Ma serve che questi investitori si trovino a loro agio a investire anche in aziende che hanno sede in Italia e questo non avviene perché l'ecosistema non si dimostra ancora sufficientemente affidabile. Poi serve un mercato azionario per le aziende a bassa capitalizzazione più forte e dinamico di quanto è oggi l'Aim di Borsa Italiana perché solo cosi si possono portare nuovi investitori a puntare sulle imprese innovative.
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