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Dossier Fintech, occhi puntati sulle 400 startup italiane

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    Fintech, occhi puntati sulle 400 startup italiane

    Un nuovo modo di concepire il business finanziario. Basta guardare ai dati relativi agli investimenti registrati nel 2014 - secondo Accenture circa 12 miliardi di dollari su scala globale, una cifra tripla rispetto all'anno precedente - per capire che il fenomeno “financial technology” è molto più di una moda passeggera.

    Se il grosso dei capitali è destinato a imprese consolidate, anche le startup al primo round di finanziamento dimostrano di avere argomenti molto convincenti per i venture capitalist: l'anno passato hanno attirato poco meno di 1,4 miliardi di dollari, con una crescita del 48% rispetto al 2013. Un comparto in piena esplosione, dunque, che per il momento parla però soprattutto americano. I tre quarti degli investimenti ricadono negli Stati Uniti, dove i botti più clamorosi del 2014 sono stati i 3,5 miliardi di dollari immessi da vari fondi in First Data e gli 865 milioni di dollari raccolti a Wall Street da Lending Club. Per contro l'Europa ha fatto registrare la crescita più consistente (con un incremento del 215%) con volumi di investimento che non superano gli 1,5 miliardi. Regno Unito e Irlanda se ne accaparrano il 42% ma crescono (del 136%) meno delle media continentale. Segno che le opportunità per le aziende del fintech al di qua della Manica, Italia ovviamente compresa, ci sono e sono importanti.

    Le startup italiane attive nei servizi finanziari innovativi oggi occupano però posizioni di retroguardia, con una capacità di attrarre capitali che l'anno passato si è fermata, secondo i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano, a circa sette milioni di euro (meno dell'0,1% del totale mondiale). Un movimento comunque in crescita, tanto che molti investitori internazionali, fra questi Santander Inno Ventures o l'inglese Sbt Capital, hanno confermato pubblicamente di voler scommettere su qualcuna delle oltre 400 nuove imprese italiane che operano nel fintech (che si occupano di servizi complementari alle banche tradizionali, compravendita di titoli finanziari, tecnologie per i sistemi di pagamento digitali, ecc).

    Secondo Piercarlo Gera, Senior Managing Director di Accenture, «negli ultimi anni il contesto relativo alle startup in Italia è diventato più favorevole anche in presenza di un quadro regolamentare più chiaro».

    Non tutti gli investimenti nel fintech saranno necessariamente di successo. Ma è certo, secondo Gera, che il settore bancario sarà sotto crescente attacco da specialisti come Dwolla, On Deck, Lending Club, Betterment, TransferWise o Moven.

    «Tutti questi attori – conclude Gera - stanno introducendo standard di “customer experience” superiori a quella offerta dalle banche tradizionali e sono anche in grado di offrire prestazioni migliori a costi più bassi. Per questo la sfida delle banche sta nell'evolvere i propri modelli di business cooperando con le aziende del fintech». Anche quelle che non raccolgono miliardi di dollari.

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