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Basta startup, avanti con l'imprenditoria che crea impiego e valore

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Basta startup, avanti con l'imprenditoria che crea impiego e valore

C'è un ponte che unisce l'Italia che vorrebbe innovare all'Europa, una strada sulle cui corsie circolano in entrambe le direzioni la cooperazione (tra partner italiani ed esteri) e il supporto all'organico e alle strutture delle aziende del futuro, questa volta non intese solo come startup ma come neo-imprese capaci di generare impiego e valore. È emerso durante l'Italian Innovation Day organizzato da EIT Digital Italy a Trento, hub europeo dell'innovazione con sede principale a Bruxelles e dislocazioni in 9 Paesi, tra cui appunto l'Italia. EIT nel solo 2015 ha raccolto dai propri partner 12 milioni di euro che ha investito per accelerare i processi R&D delle startup selezionate, questa volta puntando su quella neo-imprenditoria capace di alimentare, a sua volta, ulteriore innovazione.

Startup che transitano sugli assi delle città intelligenti, dello smart retail e della salute ma, soprattutto, EIT guarda alle startup che promuovono tecnologie e infrastrutture abilitanti. Il prerequisito abilitante è la capacità di creare nuovi business e nuovi posti di lavoro. Si sta prendendo coscienza con una realtà che può suonare scomoda a molti: fare startup è facilissimo, superare la fase di avvio e consolidarsi è cosa per pochi.

Esaurito il flusso delle startup, si guarda solo a quelle che hanno buone chance di arrivare ad essere PMI. In Europa la neo-imprenditoria ha creato 2,5 impieghi ogni 2 posti di lavoro persi e ciò suggerisce due cose: non si tratta di un'isteria passeggera e questa capacità di mettere l'innovazione abilitante a disposizione di altri business è la reale anima del fare startup, uno dei tanti treni che l'Italia non deve perdere. L'ecosistema assume una forma e sviluppa anticorpi propri, capaci di negoziare e interagire con altre forme di business e di creare nuove sinergie, a loro volta con nuovi anticorpi e nuove forme di business.

L'Emilia Romagna, la Sardegna e il Trentino-Alto Adige sono le aree italiane che sembrano avere assorbito meglio la necessità di fare sistema e che l'innovazione non si limita al mero numero di startup. La cultura dell'innovazione sta cominciando a pervadere il Paese. Roberto Saracco, presidente del nodo italiano di EIT, solleva una questione assai interessante “le startup estere si rivolgono a noi per riuscire ad entrare con successo nei mercati inglese, tedesco e svedese, mentre dalle startup italiane ci arrivano richieste generiche di aiuto”. Sono poche le aziende estere che vogliono penetrare in Italia. Per ora.

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