“Grande è la confusione sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente”: questo celebre detto di Mao Tse Tung, il più autorevole leader della Cina comunista del secolo scorso, è perfetto per introdurre l'incredibile e caotico fermento che sta vivendo il fenomeno dei droni in tutto il mondo, ormai indicati come il prossimo prodotto per il mass market. E se al recente Ces di Las Vegas si è visto come la tendenza sia di droni sempre più miniaturizzati e il più possibile innoqui per le persone, ma resistenti, autonomi e capaci di fare tutto, in America e in Italia si registra la recente nascita dei primi “marketplace” virtuali per far incontrare domanda e offerta in materia.
Si perché ancora molti non lo sanno, ma i droni non sono solo robottini volanti per giocare o riprendere con le loro sofisticate camere HD il tempo libero delle famiglie da un'angolatura diversa dal solito: i droni, in realtà si stanno insinuando sempre più nel mondo del lavoro, regolamenti nazionali permettendo, vista la loro capacità di svolgere tante missioni ad alto tasso di specializzazione con un'efficienza e un risparmio economico incredibili.
Ecco perché non può stupire che negli Usa sia appena nato il sito “droners.io”, startup avviata nel Rhode Island e che consiste in una piattaforma per offrire servizi con i droni, a potenziali clienti: il sistema è molto semplice, una volta atterrati sul sito, si sceglie se si è un pilota di droni oppure se si ha bisogno di un servizio e in base a quello si apre la stringa di ricerca: se si ha la necessità di una ripresa aerea per un documentario o un evento, o qualsiasi altra necessità dronistica, si possono consultare le pagine profilo dei piloti con i demo dei loro lavori: una volta sceltone uno gli si scrive una “brief mission” a cui il pilota potrà rispondere quotando il lavoro.
Per rendere il tutto ancora più piccante, il sistema avverte anche gli altri piloti che un tale o un'azienda ha chiesto una quotazione per una ripresa con i droni particolare e, se crede, può rilanciare al ribasso o proporre un servizio alternativo. Nel database dei lavori svolti dai droni ci sono le riprese per il turismo; cinema, agricoltura, sport; annunci immobiliari, corsi di pilotaggio, manutenzione dei mezzi, ispezione cantieristiche e altri ancora. Per ora sono 800 i piloti attivi e molti di più i customer che hanno usufruito del servizio dando sulla piattaforma il proprio feedback: non male per una startup nata solo pochi mesi fa. Qualcosa di analogo è stato messo in piedi anche da noi, da due fratelli amanti dei droni, Federico e Dario Pironi, fondatori della startup “idronisti.it”, il primo marketplace italiano che ricalca le orme, per ora in piccolo, del consimile americano. L'idea, racconta Dario Pironi, è arrivata “cercando un drone che potesse fare delle riprese per un annuncio immobiliare, vedendo che non c'era un sito web specifico che raccogliesse piloti e aziende di droni per metterli in contatto con i clienti, abbiamo pensato di farlo noi”.
Le attività che copre sono all'incirca le stesse di quelle offerte da droners.io, con servizi che vanno dalla ripresa per matrimoni alla mappatura del territorio, all'agricoltura di precisione, tutte attività rivoluzionate dall'uso dei droni. Il sistema, anche qui, consente a un pilota attivo sul portale e in possesso dei requisiti Enac per volare, di rispondere con una quotazione a una missione richiesta personale da un utente. In questo caso, il marketplace consente a chi lo richiede di ricevere un'offerta da quel pilota ma, per offrire il miglior preventivo possibile, consente di vedere il brief anche a piloti attivi nella stessa zona della richiesta, che possono quindi proporsi anche loro (tre al massimo contemporaneamente). I numeri sono incoraggianti: per ora i piloti iscritti al servizio sono quasi un centinaio mentre le aziende o singoli utenti che si sono mostrati interessati al servizio sono una cinquantina, aggiunge Pironi: “L'interesse da parte degli addetti ai lavori per il marketplace dei droni è veramente alto, puntiamo a crescere in Italia ma il sogno è di riuscire a sbarcare in altri mercati europei”.
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