Il Wi-Fi pubblico può svolgere ancora un proprio ruolo, nonostante il boom del 4G: è una lezione che si può apprendere dagli Stati Uniti, dove in questi giorni sta mettendo radici il fenomeno che lì chiamano “hot spot 2.0”. Più punti di accesso, più veloci, e con un accesso diretto e semplificato. In Italia invece è il Wi-Fi pubblico non è più di moda, passata la stagione politica (2013-2014) in cui gli amministratori pubblici facevano a gara nel lancio dei servizi. Poche le eccezioni, come il Comune di Milano (grazie a Expo) e le iniziative di Wi-Fi condiviso di Fastweb e Tiscali.
Spicca in particolare il debutto dalla rete LinkNyc, questa settimana, con il primo hot spot nella rete della municipalità di New York. Caratteristiche: connessione fibra ottica gigabit alle spalle e il riutilizzo delle vecchie cabine telefoniche come hot spot. L'ex cabina diventa una struttura dotata anche di due porte usb per la ricarica dello smartphone, uno schermo touch per navigare web e due schermi da 55 pollici. Ce ne saranno 500 in città entro luglio.
L'idea è la stessa che ha animato il fiorire del Wi-Fi pubblico in Italia: c'è bisogno di una connessione pubblica diffusa, gratuita e di alta qualità, per soddisfare le esigenze di una società (sempre più) connessa. Il 4G- che per altro negli Stati Uniti è piuttosto costoso- non basta. Primo perché non è alla portata di tutte le tasche. Secondo perché è più lento delle nuove connessioni Wi-Fi che debuttano ora su fibra.
E al 4G ci si ispira per imitarne l'immediatezza d'accesso: la nuova rete usa la tecnologia Passpoint (sotto lo standard Ieee 802.11u) che consente di collegarsi in modo automatico (senza passare da una schermata di login). Basta installare un profilo Passpoint sul dispositivo (via web). Così, è possibile anche passare da un hot spot Wi-Fi all'altro senza perdere la connessione, proprio come tra antenne della rete cellulare. È una tecnologia che stanno adottando negli Usa anche provider Wi-Fi privati (come Boingo, nei principali aeroporti), i quali stanno pure facendo l'upgrade della connessione portante, verso fibra gigabit.
In Italia le ambizioni sono più modeste. Il Comune di Milano è riuscito a recuperare il ritardo che aveva accumulato (per varie vicissitudini politiche) su questo fronte, rispetto ad altre grandi città italiane (per non parlare di quelle europee). Merito di Expo. A fine 2015 il progetto Open Wi-Fi Milano ha superato quota 500 punti di accesso (che era l'obiettivo iniziale), puntando a 535 per marzo, di cui 445 outdoor e il resto indoor.
Forse un altro grande evento, il Giubileo, farà da sprone all'analoga rete romana. Per ora da dicembre ha cambiato nome: ProvinciaWiFi a WiFimetropolitano. Una scelta che dichiaratamente coincide con l'evento religioso.
Dalla rete del Comune di Roma, Regione Sardegna e Comune di Venezia era nata Free Italia Wi-Fi, la principale iniziativa di Wi-Fi pubblico municipale in Italia. Una rete di hot spot Wi-Fi pubblici interconnessi, dove gli utenti possono navigare gratis con un solo account. Nell'ultimo anno non ha fatto progressi, e ad oggi conta 5.513 hot spot, 78 reti federati di diverse amministrazioni locali, 1,340 milioni di utenti registrati.
Cresce invece la rete Wow Fi di Fastweb, che al momento raggiunge 46 città tra cui Milano, Ancona, Palermo, Pisa, Verona, Venezia, Bari. È composta dagli hot spot Wi-Fi di utenti Fastweb. Quelli che, in queste città, aderiscono al servizio condividono la propria connessione (gratis) con gli altri che hanno fatto la stessa scelta. Ad oggi l'hanno fatto 800 mila clienti. Seguiranno le città di Roma (febbraio), Firenze e Torino (marzo), Bologna e Genova (aprile), a quanto riferisce l'operatore a Nova24. A fine 2017 saranno abilitate tutte le città italiane. Per motivi di sicurezza, Fastweb separa completamente la connessione dell'utente ospite da quella del proprietario.
Funziona in modo analogo il servizio Social Wi-Fi di Tiscali, ora a Milano, Roma e Sardegna.
Pubblicato su Nova24 del 24 gennaio
© Riproduzione riservata