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Google Skybender, droni solari per la connettività a banda larghissima

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per connessioni dati 5G

Google Skybender, droni solari per la connettività a banda larghissima

Facebook, Amazon, Google: è un sodalizio che si avvia a diventare sempre più stretto quello fra il gotha dell'industria hi-tech e i droni. E strategico. L'ultima pensata del colosso di Mountain View, stando a quanto reso noto da The Guardian, sarebbe quella di velivoli senza pilota alimentati da energia solare e capaci di garantire connessioni ultraveloci sfruttando onde radio ad altissima frequenza.

Con il progetto Skybender, in altre parole, Google sta testando una tecnologia in grado di trasmettere dati a una velocità quaranta volte maggiore rispetto a quella assicurata dalle reti 4G, ponendo le basi per sviluppo più accelerato dei network mobili di quinta generazione. Per i suoi test il colosso californiano avrebbe affittato a mille dollari al giorno un mega hangar di proprietà di Virgin Galactic (la divisione di Virgin dedicata alle tecnologie aerospaziali) presso lo Spaceport America in New Mexico e speso 300mila dollari per l'installazione di tutta l'apparecchiatura necessaria agli ingegneri per saggiare le prestazioni delle cosiddette “onde millimetriche”, che rappresentano per molti il futuro della trasmissione dati.

Si tratta di un progetto complesso, considerando le diverse variabili tecniche, a cominciare dal limite delle trasmissioni su frequenze a 28 GHz, che coprirebbero una distanza pari a un decimo rispetto a quella assicurata dell'attuale standard 4G. Il ricorso ai droni per la distribuzione del segnale impone inoltre a Google di concentrarsi su una nuova tecnologia, chiamata “phased array”, funzionale alla disposizione di antenne il cui compito è quello di rafforzare il segnale nella direzione voluta.

Skybender, insomma, è un progetto non esente da criticità, a cominciare dall'elevato consumo di energia che richiede l'uso delle onde millimetriche. Per contro i benefici che tale sistema potrebbe generare sono di indubbia rilevanza, e in primis la possibilità di consentire l'accesso a un nuovo spettro di frequenza, risorsa necessaria (se non già vitale) a causa del sovraffollamento della banda dedicata alle comunicazioni su rete mobile.

Quanto ai droni di cui si sta servendo Google, secondo i bene informati sarebbero di due diversi tipi. Uno è il Centaur, un velivolo di otto metri e mezzo adatto sia al volo in automatico sia a quello con pilota, mentre l'altro è un apparecchio a energia solare creato nell'ambito del progetto Titan, la divisione creata da BigG nel 2014 in seguito all'acquisizione della startup Titan Aerospace per oltre 60 milioni di dollari.

Stando a quanto riporta il Guardian, la società avrebbe anche stipulato un accordo con la Federal Communications Commission (Fcc) americana per continuare i test fino a tutto luglio prossimo. Le varie attività legate a Skybender sarebbero sotto il pieno controllo della divisione Access, e quindi il gruppo di lavoro che in Google gestisce i palloni aerostatici del Project Loon, anch'essi sviluppati per facilitare l'accesso alla Rete nelle zone remote.

La sfida per primeggiare nei sistemi di comunicazione senza fili si giocherà dunque a cavallo dei droni? Facebook, con i sui apparecchi Aquila per la trasmissione di segnale, e Google con il progetto di cui sopra sembrano volerci scommettere parecchio. Da Mountain View, per il momento, di conferme ufficiali circa i piani legati a Skybender non ne sono però arrivate.

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