In questa nuova organizzazione del lavoro, naturalmente, a trionfare sarà la flessibilità. Con orari declinati su scala personale, anche perché dipendenti e consulenti saranno operativi su diversi fusi. Una flessibilità che – nel bene o nel male - è già profondamente introiettata nelle nuove generazioni. Adam Kingl, direttore della sezione didattica alla London Business School, nota che «la flessibilità è la prima ragione di attrazione dei “millennials” per un posto di lavoro». E il fatto che i più vecchiotti tra i “millennials”, ora ultra trentenni, siano a loro volta diventati manager, sta accelerando la ridefinizione dell'organizzazione del lavoro. L'approccio culturale viene così riassunto da Kingl: «il lavoro è fluido, può “accadere” ovunque, a qualsiasi orario». Ma ancora più chiaro è Jacob Morgan, che su Future spiega: «stiamo passando dal work-life balance (equilibrio tra lavoro e vita personale) alla work-life integration, che significa che la nostra vita personale e professionale saranno completamente mescolate».