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Dossier Anche gli scarti sono un business

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Anche gli scarti sono un business

    Liberarsi degli scarti. Come? Vendendoli. MyFoody, lanciata a Milano nel marzo 2015, è una piattaforma di e-commerce per la compravendita di eccedenze a rischio spreco. Il modello, secondo il Ceo Francesco Giberti, è quello di «ponte virtuale» tra Gdo consumatori: le catene smaltiscono prodotti invenduti e arrotondano i ricavi, i clienti si aggiudicano articoli di qualità con uno sconto fissato tra il 30 e il 50%.
    Il tramite fra i due è un software che dà visibilità alla merce in offerta e intercetta, con un sistema di geolocalizzazione, tutti gli utenti nel raggio dell’esercizio: «Gli addetti del supermercato in questione caricano i dati, gli utenti vengono segnalati a seconda della vicinanza e possono effettuare la propria prenotazione» spiega Giberti al Sole 24 Ore. I prodotti possono rientrare nel carrello di MyFoody secondo tre criteri: vicinanza alla data di scadenza, imperfezioni estetiche o l’essere in over-stock (appunto, eccesso) rispetto alle vendite previste.

    Nel giro di meno di un anno, la startup ha incassato premi cofinanziati dal Comune (Alimenta2Talent), il patrocinio di Expo e un totale di investimenti pubblici e privati stimati a quota 200mila euro. Entro due settimane dalla pubblicazione di questo articolo dovrebbe fare la sua comparsa la versione aggiornata della piattaforma. «Un salto in avanti che è stato determinato, anche, dai riscontri ottenuti a Expo sulla questione dell’anti-spreco» dice Giberti.
    Gli elementi inediti? Il “nuovo” MyFoody insisterà su un tasto toccato, fino ad oggi, solo in maniera collaterale: l’educazione dei suoi utenti. Faranno la propria comparsa delle «aree anti-spreco» nei punti vendita e la stessa piattaforma, disponibile in versione mobile da marzo, inizierà a proporre dei contenuti extra accessibili via Qr code. «Ad esempio ricette e tecniche anti-spreco, per lasciare il segno anche da un punto di vista più “didattico” - spiega Francesco Giberti - Un valore aggiunto per i clienti interessati fino in fondo al tema. E per il supermercato, che ne guadagna in sostenibilità».

    Al.Mag.

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